Siamo i più “attraenti” per il turismo di lusso, ma incapaci di trattenere i nostri connazionali, che viaggiano sempre meno e che quando lo fanno scelgono l’estero. Nel 2014 sono diminuiti i viaggi e le vacanze per gli italiani. Secondo l’Istat, infatti, i residenti in Italia hanno fatto oltre 63 milioni di viaggi con pernottamento, il 9,5% in meno rispetto al 2013. Il calo si registra tra i viaggi in Italia (-15,2%), che rappresentano oltre i tre quarti del totale, mentre aumentano i viaggi all’estero (+19,7%).
D’altro canto però, l’Italia è al primo posto tra le mete del turismo di lusso (prima di Parigi e delle Maldive), mercato che non conosce crisi, anzi. Se due anni fa il 35% dei clienti del segmento luxury prenotava più di quattro viaggi l’anno, oggi questa percentuale è lievitata al 51%. Il segreto sta tutto nel Made in Italy, sinonimo di qualità, nell’ospitalità, nel cibo, nel design. Ma le nuove frontiere parlano anche di turismo su misura, ritagliato sui clienti, per rendere la loro esperienza davvero unica.
Continuare a sviluppare questo segmento, che ci vende vincenti, non significa però dover rinunciare all’altro. Quando gli italiani viaggiano nel Belpaese, oltre il 10% delle vacanze lunghe estive le passano in Toscana (13,2%) e Puglia (10,2%), mentre quelle invernali in Trentino Alto Adige (27,6%) e Lombardia (16,7%).
Perché allora non applicare la formula vincente del Made in Italy, anche a questi viaggiatori? Puntare sul cosiddetto turismo esperenziale, quello che combina i nostri paesaggi, le tradizioni delle nostre comunità e la tipicità delle nostre produzioni. Soggiornare in un albergo o B&B, che offre la possibilità di effettuare corsi o “esperienze d’artigianato”. Reti e pacchetti che rafforzino i lavoratori del turismo da un lato e attraggano viaggiatori dall’altro, col fine comune di conoscere e valorizzare un patrimonio immenso, unico al mondo, che non deve né può essere esclusivo del turismo di lusso.