Il vino. L’olio. Il benessere. E i mercatini tipici. A trainare il turismo autunnale spicca l’intreccio sempre più stretto tra italian way of life e bellezze culturali e paesaggistiche. Motore di una innovativa, e talvolta spontanea, strategia di marketing territoriale che esalta le più attraenti espressioni dell’italianità. E si traduce nella realtà dei numeri.
Le previsioni di CNA Turismo per i ponti di Ognissanti e dell’Immacolata registrano l’ennesimo segno positivo per l’industria turistica italiana: + 1,7% rispetto al 2016. Quasi 2,3 milioni di presenze contro 2,1 del 2016. Un dato sensibilmente amplificato quando si passa dalle presenze al movimento economico, che balza da 589 a 650 milioni, marcando un’impennata del 10,3%.
Un risultato, questo, dovuto principalmente alla miscela di turismo tradizionale, turismo del gusto e turismo esperienziale – quello del coinvolgimento nelle attività, del fare anziché limitarsi a guardare – che ha impresso una svolta positiva al settore. E induce a spendere anche i vacanzieri più attenti al portafoglio pur di portarsi a casa i sapori e i manufatti del territorio esplorato.
“Secondo i dati di CNA Turismo – dice la segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia, Luigia Melaragni – per gli imminenti ponti dall’1 al 5 novembre e dall’8 al 10 dicembre, nel Lazio il turismo dell’olio, dei sapori e del gusto aumenta dal 12,2 per cento del 2016 al 13 di oggi. Significa che abbiamo grandi potenzialità da poter sfruttare: i prodotti enogastronomici della Tuscia sono una leva per incrementare i flussi turistici, compresa la qualità del nostro olio. Basti pensare alle Dop Canino e Tuscia, riconoscimento all’oro verde di casa nostra. Valorizzando i percorsi del gusto, dunque, può trarne beneficio l’intero territorio”.
La vacanza enoica
Il turismo del vino è destinato a incoronare il Piemonte, che si aggiudica il primato con il 15,6% del totale, segnando una crescita del 2,2% rispetto al 2016. Ad accompagnare sul podio la terra del Barolo e del Barbaresco, del Moscato e della Barbera, la Toscana e il Veneto, rispettivamente con il 14,7% e il 14,1% della vacanza enoica nei ponti autunnali. Al quarto posto la Lombardia (9,5%), seguita da Emilia Romagna (9,1%), Puglia (8,4%), Sicilia (6,6%) e Abruzzo (4,7%).
Il turismo dell’olio
Un boom registra il turismo dell’olio (e in genere dei sapori e del gusto) probabilmente anche grazie alla trainante “Camminata tra gli olivi” fissata per domenica 29 ottobre in 110 città di 18 regioni italiane. A guidare la classifica è la Liguria con il 15,3% del totale (+2,8% sul 2016). Sul podio anche Toscana (14,8%, in dodici mesi +2,7%) e Puglia (14,2%, in un anno +1,5%). Seguono Sicilia (13,2%), Lazio (13%), Campania (12,2%) e Basilicata (10,7%).
Qualità della vita cercasi
La vita stressante e il maggior interesse per la salute moltiplicano il numero dei turisti più attenti alle località che garantiscono servizi al benessere e al relax a partire dall’offerta termalistica. Su questo fronte primeggia in classifica la Campania (14,4), seguita da Toscana (13,9%), Lazio e Veneto (13,8%), Lombardia (11,8%), Emilia Romagna (10,5%) e Sicilia (7,9%).
I mercatini delle meraviglie
L’avvicinarsi delle festività natalizie (unito alla riscoperta delle specialità culinarie di nicchia e dell’artigianato tradizionale, in gran spolvero) favorisce l’afflusso di vacanzieri verso le regioni dove i mercatini sono più originali. Il primato del Trentino Alto Adige (18,5%) è scontato, per l’esperienza e per la vicinanza alle regioni del centro-nord Europa che da sempre calamitano gli amanti del genere.
La Campania con il suo artigianato presepiale è meta di successo quasi altrettanto prevedibile, e non a caso è seconda (16,4%). Al terzo posto la Val d’Aosta (per la quale valgono le considerazioni del Trentino Alto Adige) con l’8%, seguita da Piemonte (7,3%) e Lombardia (7%).
Escursioni senza badare a spese
Agroalimentare, benessere e regali natalizi attirano anche molti turisti che non possono (o non vogliono) pernottare fuori casa e, di conseguenza, optano per una gita quotidiana. Il numero di escursionisti dovrebbe salire in dodici mesi a 1,288 milioni, quasi 23mila in più del 2016. Più sensibilmente cresce il giro economico delle escursioni di un giorno all’interno dei due ponti autunnali, pari a 148 milioni, 13 milioni di euro e poco meno del 10% in più in dodici mesi.
L’organizzazione si sposta in rete
Da un anno all’altro si accentua la modernizzazione delle modalità organizzative dei viaggi. In sostanza, arretra fortemente il numero di quanti partono “alla ventura”, senz’aver effettuato nessun tipo di prenotazione, a favore dell’incremento di quanti scelgono la propria meta via internet.
Al turismo in libertà che prevaleva l’anno scorso con il 43,4% (calato del 5,2% al 38,2%) si è sostituita quest’anno la scelta on line (45%) cresciuta nello stesso arco temporale del 6,2%. Molto lontane le prenotazioni dirette (10,2%, in calo dello 0,8% sul 2016) e quelle tramite agenzia, scese dal 6,5% al 6,2%.
Per dormire, non solo alberghi
Una nuova tipologia di turista emerge anche nella scelta dell’alloggio. Gli alberghi continuano a perdere terreno e ormai rappresentano il 44,9% delle opzioni nelle regioni settentrionali, il 41,8% nel centro e il 38,1% nel sud. In parallelo procede l’andamento positivo degli alloggi extra-ricettivi: il 55,1% delle scelte effettuate nelle regioni settentrionali, il 58,2% del centro e il 61,9% del sud.