“La proposta di inserire il Tfr in busta paga, per com’è stata posta, rappresenta un costo improponibile per le imprese. Al momento non ci sono le condizioni per procedere”. Lo spiega Daniele Vaccarino, presidente nazionale della Cna, a RaiNews24. Dopo aver premesso che alla Cna non piace iscriversi al “partito del no” e che la Confederazione è disponibile a mettere tutto in discussione ,pur di rilanciare i consumi e la domanda interna, Vaccarino pone una sola condizione: “La soluzione non rappresenti un ulteriore aggravio per le imprese”. Il presidente della Cna sottolinea che “una parte consistente dell’importo totale del Tfr in Italia è di competenza delle piccole imprese”. E, al momento, non ci sono le condizioni perché la miriade di Pmi possa sostenere un richiesta del genere.
“Le nostre imprese – rileva Vaccarino – magari in passato riuscivano ad accantonare gli importi del Tfr. Ma, da quando è scoppiata la tremenda crisi che ancora stiamo vivendo, sono state costrette a dare fondo a ogni risorsa, familiare e personale, per salvare le imprese e per mantenere l’occupazione. I piccoli imprenditori, infatti, tengono in grandissimo conto i lavoratori, soprattutto quelli specializzati”.
“Il Tfr, insomma, non rappresenta un onere ma, al momento, anche per la stretta creditizia, rappresenta liquidità. Se artigiani e piccoli imprenditori – conclude Vaccarino – fossero chiamati a metterlo nella busta paga dei dipendenti, potrebbero solo rivolgersi alle banche. Le stesse banche che già ora lesinano credito ai piccoli. E, in aggiunta, questa operazione non sarebbe di certo a costo zero. Insomma, possiamo mettere in discussione variabili anche forti, ma mettere in busta paga il Tfr non è, al momento, una di queste”.