Nuovo incontro sulla Tari per le imprese, questa mattina, al Ministero dell’Ambiente. Sul tavolo, la CNA ha messo una richiesta precisa: l’emanazione di un decreto, previsto dal Codice ambientale e atteso da anni, che determini i criteri per l’assimilazione dei rifiuti delle imprese a quelli delle famiglie, per evitare che i Comuni facciano, come troppo spesso accade, un utilizzo improprio del principio di assimilazione, riportando quanto più possibile dentro la gestione pubblica i rifiuti speciali prodotti dalle imprese e, di conseguenza, applicando a questi la Tari.
Il tema non è di oggi, ma il Ministero, nonostante le sollecitazioni, non è mai intervenuto. Così molte Amministrazioni locali continuano a chiedere soldi anche sui rifiuti speciali che le imprese smaltiscono tramite i circuiti di raccolta privata.
Secondo la CNA, “la Tari è l’emblema di un Paese a macchia di leopardo, che procede tra norme nazionali disattese da parte dei Comuni e richieste illegittime a molte imprese, anche per migliaia di euro, da parte degli stessi Comuni. Per porre termine a tale situazione, ormai insostenibile, il Ministero dell’Ambiente deve favorire, con l’emanazione del decreto, una uniformità di comportamento nel territorio nazionale, rispettando i limiti quali – quantitativi all’assimilazione previsti dalla disciplina ambientale e, soprattutto, riconoscendo alle imprese il principio fondamentale di libertà nella scelta del metodo di smaltimento dei rifiuti, a salvaguardia dell’ambiente e delle stesse imprese”.