“Un successo clamoroso, che ha avuto effetti positivi anche nel nostro territorio. Ma rischia di avere ripercussioni gravissime se non si trova rimedio al problema della cessione dei crediti fiscali”. Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia, parla del superbonus, tenendo a mente i dati di “Ecobonus e Superbonus per la transizione energetica del Paese – Gli incentivi per una politica industriale di lungo periodo”, il rapporto di ricerca realizzato dal Censis in collaborazione con Harley & Dikkinson e la Filiera delle Costruzioni, e a livello locale del “Rapporto dell’economia dell’Alto Lazio” della Camera di Commercio.
Qualche dato sull’impatto dei bonus nella Tuscia. Il settore delle costruzioni nel 2021, secondo l’Ente camerale, ha registrato un aumento delle imprese rispetto al 2020 del 4,1% e rappresenta il 13,4% del totale delle aziende. Il numero degli occupati è aumentato solo in questo settore: +10,9%. Le imprese registrate: +4,1%. In totale nelle costruzioni nel 2021 erano 5.132, con 406 iscrizioni e 246 cessazioni. Per quanto riguarda le imprese artigiane del settore, queste si attestano a quota 3.496, il 47,5% del totale.
“Sono numeri che dimostrano la bontà di un provvedimento di cui è impossibile fare a meno per la crescita”, sottolinea Melaragni. A livello nazionale invece nel secondo semestre del 2020 e nel 2021 il superbonus ha contribuito per una parte importante alla crescita del Pil, portando a un’impennata delle produzioni di materiali di fornitura dei materiali necessari ai cantieri. Ci sono poi i numeri sul risparmio energetico, non trascurabili in un momento in cui c’è il boom dei costi delle bollette: senza gli investimenti sul risparmio energetico il consumo di energia da abbattere sarebbe stato quasi il doppio. In due anni il risparmio energetico è stato intorno a 11.700 GWh/anno. Insieme ai 143 GWh/anno di rinnovabili installate, il risparmio è di 1,1 miliardi di metri cubi di gas metano.
Ancora dati sull’ottimo esito della misura: i 55 miliardi di investimenti tra agosto 2020 e ottobre 2022 hanno consentito di attivarne quasi 80 di produzione diretta nelle costruzioni, dei servizi connessi e nell’indotto della filiera. Sommando anche quella attivata in altri settori fra il 2020 e ottobre 2022, la produzione aggiuntiva totale è vicina ai 116 miliardi di euro.
L’occupazione: solo nelle costruzioni si stima abbia superato le 583mila unità, più 319mila indirette. In tutto sono oltre 900mila. Al 31 ottobre 2022 sono stati ammessi a detrazione 60,5 miliardi. La stima del gettito fiscale collegata alla produzione totale attivata è pari a 42,8 miliardi. Nei primi cinque mesi del 2022 aumentano dell’11,6% le iscrizioni delle imprese delle costruzioni e del 19,0% rispetto allo stesso periodo del 2019. Nel 2021 il valore aggiunto del settore è aumentato del 21,3% rispetto all’anno precedente.
Tutto questo però rischia di essere vanificato a brevissimo. “Purtroppo il tema della cessione dei crediti, rimasti nei cassetti fiscali delle imprese, non trova uno sbocco. Il problema dunque rimane e stando così le cose per il futuro non ci sono prospettive. Le imprese da gennaio rischiano di dover ridurre il personale perché nessuno compra più i crediti fiscali. Questi dati importantissimi potrebbero essere vanificati. E per lo stesso motivo, se non si trova urgentemente una soluzione, una volta conclusi i lavori avviati – conclude Melaragni – difficilmente ne partiranno di nuovi”.