Sono una sfida per la nuova legislatura le dieci proposte per la transizione green del nostro Paese presentate in occasione degli Stati Generali della Green Economy che si concludono oggi a Rimini nell’ambito della Fiera di Ecomondo.
Un programma, alla cui predisposizione la CNA ha contribuito attivamente grazie alla presenza in molti dei gruppi di lavoro preparatori dell’evento, che integra ambiente, sviluppo, politiche industriali, sostenibilità e pone la qualità ecologica come fattore decisivo per la competitività delle imprese italiane.
Tra i temi prioritari sui quali è stato richiesto un serio impegno dei rappresentanti dei partiti in vista della prossima campagna elettorale:
– la necessità di una strategia energetica maggiormente orientata alla transizione green;
– un significativo impegno funzionale per rendere concreti ed effettivi i principi dell’economia circolare come modello trasversale del sistema economico nazionale;
– un programma in grado di garantire un futuro sostenibile delle città;
– un ruolo esemplare per la pubblica amministrazione che abbia alla base non solo competenze e professionalità, ma anchelegalità ed efficienza.
Rilevante il contributo della CNA alla manifestazione, presente in due panel di discussione. Bisogna, infatti, sfatare il diffuso pregiudizio che considera le piccole imprese strutturalmente inadatte ad interiorizzare i principi della green economy e a tradurli in risultati concreti. Lo dicono del resto i principali indicatori economici. Proprio i dati dell’ultimo rapporto green italyevidenziano che oltre il 40% delle piccole imprese fa eco-investimenti e le certificazioni ambientali crescono nell’ordine del 20% circa. Un dato importante, se pensiamo che lo sforzo pubblico per l’eco-innovazione ha mostrato in Italia un calo di quasi il 6% a fronte di una crescita media dell’UE del 8,7%.
Come fare, dunque, per rafforzare l’impegno dell’Italia su questi temi? Ecco alcune delle proposte avanzate dalla CNA:
– definire un programma pluriennale in grado di coordinare ed integrare politiche ambientali e politiche di sviluppo, con una governance politica unitaria ed operativa;
– intervenire sulla normativa, rimuovendo gli ostacoli, anche burocratici, che penalizzano la capacità delle imprese di investire ed avviare una riconversione green;
– favorire sinergie tra imprese e tra imprese, PA e mondo della ricerca per l’accrescimento delle competenze, anche tecnologiche, delle imprese più piccole.