La CNA si appella a Bruxelles contro la proroga del regime dello split payment, chiesta dall’Italia alla Commissione Europea per altri tre anni, in deroga alla direttiva UE del 28 novembre 2006.
Il presidente della Confederazione, Daniele Vaccarino, ha indirizzato una lettera aperta all’eurocommissario, Pierre Moscovici, “per esprimere la preoccupazione di oltre due milioni di imprese italiane che vedono la loro sopravvivenza fortemente messa a rischio” da una eventualità del genere.
Si intensifica, dunque, la battaglia contro il meccanismo in base al quale le pubbliche amministrazioni versano direttamente all’Erario l’Iva relativa alle cessioni di beni e prestazioni di servizi effettuate nei loro confronti, con la conseguenza che le imprese non ricevono più l’Iva ma devono pagarla ai loro fornitori, pertanto in cassa hanno solo crediti Iva sugli acquisti.
Nella lettera – inviata per conoscenza anche al presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, all’eurocommissario Valdis Dombrovskis e al presidente del Comitato economico e sociale, George Dassis – si sottolinea che, “nella situazione già fortemente compromessa dall’irrisolta prassi dei pagamenti tardivi delle pubbliche amministrazioni italiane nonché dalla stretta creditizia che perdura a danno delle imprese di minore dimensione, il meccanismo di liquidazione dell’Iva entrato in vigore il primo gennaio 2015 ha fortemente aggravato l’equilibrio finanziario delle imprese che effettuano cessioni di beni e prestazioni di servizi nei confronti delle pubbliche amministrazioni”.
Tra il 2015 e il 2016, queste imprese “hanno registrato un ammanco finanziario di circa 18,5 miliardi di euro dovuto all’Iva non incassata a fronte della necessità di recuperare 13 miliardi di Iva pagata ai propri fornitori”.
“La richiesta di proroga formulata dal governo italiano – prosegue la lettera – risulta incoerente rispetto alle rassicurazioni fatte dall’Italia nel 2015 alla Commissione UE”. L’Italia, infatti, aveva escluso “la necessità di chiedere un rinnovo dell’autorizzazione alla misura della deroga, potendo avvalersi – ricorda la CNA – della fatturazione elettronica quale strumento di controllo dell’evasione nel settore pubblico, ormai pienamente attuato”.