La sostenibilità: qualcosa su cui la stragrande maggioranza delle imprese è sicura si giochi il futuro. È qui che vorrebbero investire e diventare il più green possibile, “ma purtroppo inserirsi all’interno dell’economia circolare è tutt’altro che semplice, motivo per cui molti rinunciano in partenza”. Il primo concetto è espresso in numeri nello studio effettuato a livello nazionale dalla CNA, intervistando oltre mille imprese associate; il secondo è l’amara constatazione della segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia, Luigia Melaragni, che va a interessare anche il territorio di riferimento.
I numeri dell’indagine. Che è freschissima, realizzata lo scorso mese. Il 73,4% delle imprese è convinto della necessità di svolgere un ruolo attivo nel percorso verso la sostenibilità d’impresa, per l’82,4% nel mondo del prossimo futuro non ci sarà spazio per chi non punterà sulla sostenibilità. Su welfare aziendale, interventi formativi o altre misure volte a migliorare il rapporto con i dipendenti sono intervenute il 52,5%, sull’efficientamento energetico il 44,5% delle imprese per quanto concerne i locali produttivi e dal 37,7%, solo l’11,1% non ha attivato alcun processo sulla sostenibilità.
“Su tutto emerge comunque la voglia di mettersi in gioco – spiega Melaragni – che però si spegne nel momento in cui la burocrazia diventa un ostacolo insormontabile. E questa, purtroppo, è una situazione che stanno vivendo anche molte imprese a livello locale. Il processo per arrivare a una piena transizione ecologica è infatti molto complesso e per consentire a tutte le realtà produttive di prendervi parte servirebbe anche un processo di transizione burocratica, che semplifichi l’accesso rimuovendo le difficoltà”.
Un esempio per tutti, quello del settore moda, per il recupero degli scarti di produzione: su emissioni e scarichi sono necessari fino a 30 adempimenti, poi serve una conferenza dei servizi per convocare la quale possono passare anche quattro mesi, per chiudersi in un arco compreso tra 1 e 2 anni e un costo medio di 2.500 euro, e gli scarti di produzione diventano rifiuti proprio a causa delle norme. La parte da smaltire implica altri 3 mila euro di spese, ma essere virtuosi e recuperarla comporta fino a 6 mesi per ottenere l’autorizzazione in forma semplificata, altri mille euro per presentare l’istanza, passando in questo caso pure attraverso tre enti.
“Questo – conclude Melaragni – è un iter impossibile da seguire. Ed è proprio di fronte a cose del genere che per le imprese diventare virtuose, invece di essere premiate, diventa una via crucis alla quale non possono
sottoporsi. È il motivo per cui la CNA ha chiesto con forza un intervento deciso sulla semplificazione, inserita anche nel pacchetto di proposte avanzate alle forze politiche in campagna elettorale”.