E’ necessaria una scossa positiva per ridare slancio al mondo dell’artigianato che oltre a rappresentare un pezzo importante del tessuto economico del Paese è importante custode del saper fare e della creatività italica. La fotografia scattata dall’osservatorio Inps sul lavoro conferma il trend di progressivo calo dell’artigianato che a fine 2019 scende sotto la soglia di 1,5 milioni di titolari e conteggiando i collaboratori la platea complessiva di attesta a 1 milione e 620 mila, una contrazione dell’1,1% rispetto all’anno precedente. Dal 2009 gli iscritti sono in costante calo, in particolare tra il 2012 e il 2017. Il numero di imprese artigiane nel 2019 per la prima volta scende al di sotto della soglia di 1,3 milioni di unità, un calo di 13mila sull’anno precedente sulla base delle elaborazioni del Centro studi di CNA.
Nel 2019 la flessione è tra le più contenute dell’ultimo decennio, ma non può essere motivo di ottimismo. Anzi. La crisi profonda provocata dal Covid-19 ancora non si è manifestata in tutti i suoi effetti. Già dal prossimo autunno sarà possibile misurare la portata di una crisi senza precedenti ed è molto probabile una nuova riduzione del perimetro dell’artigianato.
Per questo è fondamentale un nuovo approccio da parte della politica nei confronti dell’artigianato che proprio nella pandemia ha confermato di ricoprire un ruolo insostituibile nel sistema economico.
Nei confronti del mondo dell’artigianato bisogna uscire dalla retorica. Non sono sufficienti i riconoscimenti e le attestazioni da parte della politica. Servono attenzione, programmi e interventi mirati a partire dalla formazione tornando a valorizzare le scuole professionali.
Oltre a soffrire il contesto economico difficile e complesso, il mondo dell’artigianato deve affrontare le problematiche legate al trend demografico del Paese. Gli under 30 sono soltanto il 5,4% del totale mentre dovrebbero rappresentare il serbatoio per garantire il ricambio generale.
E’ evidente la necessità di immettere nuova linfa. Per aprire un nuovo corso occorre una svolta radicale. CNA ha presentato agli Stati Generali convocati dal premier un dettagliato piano per tornare sul sentiero della crescita. Accanto a ingenti investimenti per le infrastrutture sono indispensabili misure a costo zero ma dal grande impatto: semplificare le norme, meno burocrazia e una profonda riforma per un fisco equo. Il governatore della Banca d’Italia ha sottolineato l’esigenza di una profonda riforma fiscale mentre la Corte dei conti ha indicato che “non è più rinviabile il taglio delle tasse sulle imprese e sul lavoro”.