“L’obiettivo del premierato è quello di dare maggiore stabilità e coesione ai governi. L’obiettivo dell’autonomia differenziata è di consentire un maggiore decentramento a favore delle regioni nelle quali c’è maggiore tradizione locale, perché l’autonomia comporta, di per se stessa, differenziazione. Le due riforme dovrebbero contribuire a un migliore funzionamento generale delle istituzioni pubbliche per dare, da un lato, maggiore continuità all’azione di governo e dall’altro per consentire maggiore decentramento. Vanno, naturalmente, gestite bene per evitare che vi sia da un lato eccessiva verticalizzazione del potere, dall’altro eccessivi divari tra le regioni”. Così il professor Sabino Cassese, giurista, già ministro per la Funzione pubblica e giudice della Corte costituzionale, ha aperto l’intervista sulle riforme costituzionali rilasciata a “Verdetà”, il periodico di CNA Pensionati, oltre 200mila copie diffuse in tutta Italia.
Nell’intervista Cassese ha, tra l’altro, sottolineato come “gli stessi autori della Costituzione si proponevano di introdurre delle correzioni al sistema parlamentare puro”. Passando alle conseguenze sulla sanità dell’autonomia differenziata ha spiegato di condividere la preoccupazione per ulteriori squilibri nel sistema ma ha ricordato che “l’attuale governo si è impegnato a fissare prima i livelli essenziali delle prestazioni” poi a procedere alla riforma. Fondamentale, per Cassese, è “identificare i diritti civili e sociali” da garantire nei cosiddetti Livelli essenziali di prestazione e “stabilire le prestazioni pubbliche dirette ad assicurarli”. Infine, per quanto riguarda il rischio che artigiani e piccole imprese con l’autonomia differenziata si trovino a sopportare un fardello burocratico ancora più pesante dell’attuale, come evidenziato dal Rapporto CNA sulla burocrazia, Cassese ha tenuto a precisare che il legislatore dovrà avere “l’accortezza di non sommare norme nazionali a norme regionali”, fissando invece “a livello nazionale solamente gli standard essenziali, lasciando al legislatore regionale” i compiti “di regolare le materie trasferite e quelle da trasferire… e di semplificare”.
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