Seicento milioni di euro. A tanto ammonta il giro d’affari dei dolci di Carnevale. Un mercato in costante aumento, che in due anni è cresciuto del 20 per cento. A rilevarlo, una indagine condotta da CNA Agroalimentare tra i suoi associati di tutta Italia. Insomma, si potrebbe dire, a Carnevale ogni frittella vale.
I pasticcieri e gli altri operatori della filiera associati a CNA Agroalimentare, e coinvolti nella indagine, non sono d’accordo però con questo motto. “C’è frittella e frittella e quella degli artigiani ha un altro gusto e anche altri effetti sulla salute”, è la spiegazione unanime. Tanto che un numero crescente di consumatori si sta rivolgendo a questi autentici presidi dei prodotti tipici.
“Il trend positivo – dice Ermanno Fiorentini, presidente dell’Associazione Provinciale Panificatori e Pasticceri di Viterbo, aderente a CNA – lo riscontriamo anche nel nostro territorio. Tutte le pasticcerie stanno lavorando. A conferma che la qualità artigianale paga”.
Ma quali sono i dolci di Carnevale più amati e comprati nelle pasticcerie e nei forni diffusi da un capo all’altro del nostro Paese? In testa, senza rivali, le chiacchiere nelle loro varie denominazioni, e declinazioni, locali. Chiacchiere appunto in Lombardia, Piemonte, Campania, Sicilia e quasi tutto il Mezzogiorno. Frappe nel Lazio. Cenci in Toscana. Bugie in Liguria. Ciarline in Emilia. Fiocchetti in Romagna. Crostoli in Friuli Venezia Giulia. Fritte secondo la tradizione, al forno per i salutisti, magari bagnate nella cioccolata per i golosi, valgono due terzi del mercato.
Alle spalle delle chiacchiere – delle frappe, nel nostro caso – ormai diventate il dolce nazionale di Carnevale (un po’ come il panettone a Natale o la colomba a Pasqua), emerge la cucina di territorio nella sua estrema varietà con numerosi prodotti tipici.
“Nelle nostre realtà – continua Fiorentini – i prodotti della tradizione più richiesti sono le zeppole, la castagnola classica oppure ripiena di crema o ricotta o cioccolato, ma anche i ravioli con la ricotta, spesso bagnata nell’alchermes, così come gli struffoli”.
Non si può rinunciare al gusto dolce della tradizione del Carnevale.