Ci risiamo. È un problema che si ripete ciclicamente, quello degli pneumatici non ritirati. E i piazzali dei gommisti restano invasi da tonnellate di quelli fuori uso. “Una situazione strutturale, che si lega anche al tema dell’abusivismo”, sostiene Massimo Marignoli, gommista, portavoce della categoria per la CNA di Viterbo e Civitavecchia.
Il problema dunque persiste, proprio a ridosso della stagione del cambio degli pneumatici. Tanto che Federpneus e CNA, in rappresentanza, rispettivamente, di rivenditori specializzati e officine, hanno scritto al Ministero dell’Ambiente per sollecitare interventi urgenti.
Sono tre le richieste avanzate: sospensione temporanea delle sanzioni alle imprese con una richiesta di ritiro inevasa o ampliamento dei limiti, rafforzamento della vigilanza del Ministero su consorzi e operatori coinvolti nella gestione degli pneumatici fuori uso, aumento del target di raccolta, parametrato ai quantitativi effettivi di PFU che necessitano di essere correttamente raccolti.
Cosa succede nel nostro territorio? “So che ci sono parecchie lamentele. Personalmente – spiega Marignoli – posso dire che, quando chiamo per il ritiro, vengono dopo un paio di mesi. Da me gli pneumatici ancora da ritirare saranno circa 5-600”.
Ma ci sono casi ancora più eclatanti, dove il ritiro è avvenuto negli ultimi giorni, a quattro mesi dalla richiesta.
Una situazione strutturale, un problema che si aggiunge a quello dell’abusivismo: servono maggiori controlli da parte delle istituzioni competenti. “Smaltire uno pneumatico – conclude Marignoli – costa 2,40 euro più Iva, nessuno va a verificare quanti pezzi ha trattato il singolo”.
L’appello è stato lanciato anche da CNA nazionale: “Ci vogliono tutele per le imprese che operano nel rispetto delle regole, più controlli sulla filiera di raccolta e sui canali distributivi che immettono sul mercato grandi quantità di pneumatici su cui non viene versato contributo ambientale”.