Per l’artigianato della Tuscia anche il 2014 si è chiuso con il segno meno: sono nate 545 imprese, ma ben 670 hanno abbassato la saracinesca, con un saldo negativo di 125 unità. “I dati Movimprese – Infocamere segnalano che gli artigiani continuano a pagare un prezzo alto alla crisi. Nonostante il sistema economico abbia complessivamente registrato, nel nostro territorio, un lievissimo miglioramento, con 164 unità in più rispetto al 2013, e il Lazio guidi la classifica delle regioni relativamente al tasso di crescita (1,80 per cento, tre volte il valore medio nazionale, con un saldo attivo di 11.175 imprese, di cui 10.398 a Roma), l’artigianato evidenzia una ulteriore contrazione, come nel resto d’Italia”, osservano Angelo Pieri e Luigia Melaragni, rispettivamente presidente e segretaria della CNA Associazione di Viterbo e Civitavecchia.

Angelo Pieri e Luigia Melaragni

“Nel comparto, a livello nazionale, come ha reso noto il nostro Centro Studi, gli ultimi dodici mesi hanno spazzato via 25mila imprese, determinando un secco impoverimento per il made in Italy: le lancette sono state riportare indietro di molti anni, a 1.382.773 aziende, praticamente a livelli tra i più bassi del nuovo millennio. Esattamente come nella Tuscia, dove oggi si contano 7.831 imprese artigiane attive: erano 7.947 alla fine del 2013; nel 2007 avevano raggiunto quota 8.391. L’emorragia -evidenziano Pieri e Melaragni- è stata significativa soprattutto nelle costruzioni (il 50 per cento delle cessazioni riguarda questo settore), nella manifattura e nei trasporti”.

“Sono numeri che devono far riflettere tutti -affermano i dirigenti della CNA-. Dopo otto anni di crisi profonda, la fiducia delle imprese e delle famiglie appare, secondo i più recenti indicatori, in crescita. Un clima positivo può sicuramente aiutare la ripartenza dell’economia. E’ altrettanto evidente, però, che, senza rapidi e incisivi interventi di riforma su fisco, credito e burocrazia, progettati e tagliati su misura per le piccole imprese, e in assenza di un efficace sostegno alla domanda, rischiamo un altro anno durissimo, con effetti pesanti sulla tenuta del sistema produttivo”.

Secondo la Camera di Commercio di Viterbo, per le imprese nella Tuscia, in generale, si vedono timidi segnali di ripresa, anche se i settori prevalenti soffrono ancora. Secondo il Rapporto Movimprese nel 2014 in crescita servizi e turismo. Negativi i dati su commercio, agricoltura, manifattura e costruzioni. Dopo due anni con il segno meno il sistema economico della provincia di Viterbo sembra aver ritrovato il passo della crescita con un un saldo positivo tra aperture e chiusure delle imprese pari allo 0,43%. È quanto emerge appunto dal Rapporto Movimprese di Unioncamere, che nella Tuscia registra il movimento anagrafico sulla base del Registro Imprese della Camera di Commercio di Viterbo. Sono state infatti 2.157 nel 2013 le imprese iscritte (erano 2.321 nel 2013) contro le 1.993 imprese cessate, al netto delle cancellazioni d’ufficio (erano 2.494 lo scorso anno), con un saldo positivo di 164 nuove imprese in termini assoluti.