Era il tardo pomeriggio del 15 aprile quando un incendio divampò nella Cattedrale di Notre Dame, a Parigi, trasfigurando uno dei simboli più importanti della Francia e non solo, designato patrimonio mondiale dell’umanità. Una ferita profonda inferta alla cultura, che ha riacceso l’attenzione generale sul tema della tutela e la valorizzazione dei beni culturali, tra pubblico e privato. Una questione cruciale per l’Italia, visto che si distingue nel panorama mondiale per numero di siti e musei, senza contare quanto censito recentemente dal FAI. Ad affrontare questo tema, nelle sue diverse declinazioni, è stata la tavola rotonda “Diritto dei beni culturali e paesaggistici e sviluppo economico: contrapposizione o sinergia?”, che si è tenuta nei giorni scorsi presso la sede del TAR del Lazio, e a cui ha partecipato anche la CNA Artistico e Tradizionale.
Dall’incontro è emerso soprattutto un problema: l’eccessiva burocratizzazione, che di fatto impedisce agli stessi enti pubblici di farsi promotori del recupero dei beni culturali. Un sistema, quello burocratico italiano, che finisce per disincentivare anche l’iniziativa dei privati, di cui ci sarebbe fortemente bisogno. A peggiorare il quadro, ci sono altre due importanti criticità, che non consentono investimenti e agevolazioni: l’alto debito pubblico nazionale e le esigue risorse che le Regioni destinano alla tutela dei beni culturali. Tuttavia, non è più possibile rimanere alla finestra, continuando a essere semplici osservatori di questo immenso patrimonio culturale, altrimenti rischiamo di assistere al suo deperimento, oltre a perdere l’indotto legato alla sua valorizzazione.
Una nuova alleanza tra pubblico e privato
Secondo la CNA, bisognerebbe assolutamente rafforzare il rapporto con l’Unione Europea, che dovrebbe acquisire un ruolo centrale rispetto a questi temi, ma soprattutto è fondamentale istituire un’unica cabina di regia, che abbia una visione d’insieme. Occorre pertanto stabilire un nuovo accordo tra amministrazione pubblica e mondo imprenditoriale, che consideri nei fatti come il patrimonio artistico sia alla base della ricchezza di una nazione, intesa come intervento programmato che genera interesse, valorizza il territorio, sviluppa il turismo e crea occupazione.
Quanto accaduto a Notre Dame de Paris induce a un reale impegno collettivo, a stabilire un ‘patto’ tra pubblico e privato, dove la proprietà, la programmazione, il controllo e il monitoraggio della gestione dei beni culturali spettano alla pubblica amministrazione, mentre al privato è affidata la gestione del bene culturale sulla base di un contratto di servizio. Di conseguenza, la prima rimarrebbe l’unico controllore delle attività di gestione realizzate dal secondo. Per la CNA, quindi, sarebbe lo sviluppo di queste sinergie virtuose tra amministrazione pubblica e imprese, nel rispetto dei diversi ruoli e in un rapporto di complementarietà, a garantire risultati migliori in termini di tutela e fruizione dei beni culturali e, più in generale, di sviluppo economico.
Nuove proposte
Dal generale al particolare. In occasione di questo incontro, infatti, la CNA ha proposto anche delle misure più specifiche, che in parte si ricollegano a interventi normativi già predisposti in ambito nazionale. In questo caso, si tratta di norme tese a favorire forme di partecipazione dei privati alle attività di valorizzazione dei beni culturali, come strumento per il rilancio dell’economia e della crescita del Paese: dalle agevolazioni fiscali relative alle spese a carico del proprietario a quelle relative alle imposte di registro, ipotecarie e catastali, fino a quelle relative all’imposta comunale sugli immobili.
Non solo. È stato introdotto anche un credito d’imposta per le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo, il cosiddetto Art Bonus, una misura per favorire il mecenatismo culturale. Secondo la CNA, bisognerebbe estendere l’Art Bonus ai beni culturali privati e ai beni ecclesiastici, che ricoprono un ruolo primario all’interno del patrimonio culturale italiano. Inoltre, sarebbe opportuno indicare il nominativo del mecenate, sia in un’ottica di marketing che di trasparenza. Da rilevare, infine, due ipotesi di intervento, che la CNA svilupperà in una proposta articolata: l’IVA agevolata per il restauro dei beni culturali e la defiscalizzazione degli scavi archeologici. Meccanismi intesi a generare un maggiore valore e, di conseguenza, ad aumentare il PIL.