Disegno di legge in materia di ristorazione in abitazione privata, forti perplessità della Presidenza Nazionale CNA Agroalimentare, che ha esaminato il testo approvato dalla Camera il 17 gennaio. CNA chiede profondi cambiamenti sulla disciplina della nuova figura.
Chi gestirà l’home restaurant non sarà infatti un lavoratore dipendente, né un imprenditore. Non servirà neanche una partita IVA, il rischio è quindi che si crei una concorrenza sleale verso ristoratori e agriturismo. Non ci s’improvvisa ristoratore, le imprese del settore agroalimentare devono poi rispondere a circa 70 adempimenti amministrativi, fiscali, ambientali, di sicurezza alimentare, con ben 15 autorità preposto al controllo. La nuova figura va quindi ricondotta al rispetto delle normative legate alla sicurezza e igiene degli alimenti, a tutela dei consumatori.
“La Presidenza Nazionale CNA Agroalimentare ritiene che il Parlamento dovrebbe maggiormente impegnarsi nel semplificare i tanti provvedimenti a carico degli operatori del settore alimentare, che tutti i giorni si legge essere il vanto del nostro Paese, emblema del Made in Italy nel mondo, per numero di prodotti DOP e IGP, per qualità dei cibi e per la cucina, di cui la dieta mediterranea ne è un vanto. La capacità di saper coltivare, allevare, trasformare, produrre, cucinare si può avere solo se si è dei professionisti. Altrimenti si rischia l’avvilimento di un settore invece cruciale per il nostro Paese”.