“La Legge di stabilità presenta oggettivi elementi di discontinuità rispetto alle manovre recenti. Per la prima volta si osa una manovra espansiva che non contiene nuove imposte sui redditi, sostiene il reddito disponibile per stimolare la domanda, incentiva le nuove assunzioni e la riduzione strutturale del costo del lavoro. Si tratta di un tentativo coraggioso che, se non verrà stravolto nelle aule parlamentari, ma anzi ritoccato nel punto debole del rilancio degli investimenti, e non sarà paralizzato dalla burocrazia, potrebbe innescare la ripartenza dell’Italia”. Lo si legge in un comunicato della Cna.
“La scelta di rallentare il processo di riequilibrio del rapporto deficit/Pil, pur mantenendolo entro il 3% – sottolinea la Confederazione – dovrebbe consentire di contrastare la spirale recessiva della domanda. Ed è una scelta che va sostenuta con fermezza anche di fronte a una euroburocrazia che assomiglia sempre più a dei vigili che applicano un Codice della strada obsoleto e non si sono accorti di quanto il mondo sia cambiato nel frattempo”.
“Rimane il dubbio – prosegue la nota – che gli strumenti individuati per sostenere domanda e occupazione non siano sufficienti a invertire la dinamica degli investimenti né adeguati alle imprese più piccole. Auspichiamo, quindi, misure mirate come, a esempio, un più coerente impegno sulla qualificazione della spesa pubblica, destinato a privilegiare innanzitutto interventi nelle infrastrutture, garantendo un forte e positivo impatto sull’economia nel suo complesso. E, per autonomi e piccole imprese, l’aumento della franchigia Irap”.
“Tra gli stimoli positivi all’economia – conclude il comunicato della Cna – si apprezza la scelta di mantenere le detrazioni per la ristrutturazione delle abitazioni e i lavori di riqualificazione energetica. Uno studio realizzato dal nostro Osservatorio sulla tassazione delle piccole imprese dimostra che queste misure si sono già dimostrate una delle leve più importanti per il rilancio degli investimenti in edilizia e dell’occupazione. E a effetto zero, se non addirittura positivo, per il bilancio statale”.