“Il momento è eccezionale, perciò servono regole eccezionali. Noi chiediamo solo di slacciare i lacci e lacciuoli che mettono il freno a mano a chi vuol ‘fare’, una cosa tutt’altro che semplice, oggi. Ma questo non vuole costituire alibi di nessun tipo per le imprese. L’incontro di oggi, infatti, rappresenta l’inizio di un percorso inedito per la Cna. Noi vogliamo trasformare il modo di fare associazione per dimostrare di essere utili a tutta l’Italia oltre che alle nostre imprese, presentando argomentazioni e proposte che facilitino il Paese a uscire dalla crisi”. Lo ha affermato Daniele Vaccarino, presidente nazionale della Cna, aprendo la tavola rotonda su “Lavoro, lavori. Nuove geografie dei mutamenti”, alla quale hanno partecipato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e Tiziano Treu, nei primi anni novanta a sua volta titolare dello stesso dicastero.
Vaccarino ha ricordato il ruolo portante dell’artigianato nell’economia italiana. E sottolineato il prezzo che ha pagato alla crisi. Gli artigiani sono il 23,1% delle imprese, occupano oltre tre milioni di persone e creano il 12% del valore aggiunto. “Ma le imprese artigiane sono tornate ai livelli del 2001 – ha spiegato – diminuendo in sei anni del 5,5%. E peggio ancora è andata per l’occupazione, calata dell’11,5% a fronte di una diminuzione complessiva del 6,7%”.
“Le nostre imprese non avvertono la ripresa, anche se l’inversione di tendenza si percepisce – ha dichiarato Vaccarino – per aiutarle servono alcuni provvedimenti: la flessibilità organizzativa e dell’orario di lavoro, sempre stando nelle regole, senza sfruttare il personale, anche per evitare che qualcuno prenda scorciatoie, la facilitazione nella gestione dell’apprendistato, gli ammortizzatori sociali in deroga, che hanno colmato il vuoto di strumenti studiati solo per le grandi imprese, le semplificazioni. Questo governo ha dimostrato una forte attitudine a snellire le procedure, speriamo che sulle semplificazioni compia passi da gigante ”.
Il ministro Poletti ha prima di tutto sostenuto che “l’Italia ha bisogno di un cambiamento radicale. Siamo entrati nella crisi dopo dieci anni di stagnazione. Non possiamo uscirne per tornare a quella situazione. Dobbiamo trasformare il Paese delle rendite piccoli e grandi, quale eravamo, nel Paese delle opportunità”. Da solo, però, l’Italia può fare poco. “Ecco perché – ha detto Poletti – abbiamo chiesto all’Europa di cambiare. Cominciando dall’applicazione del Patto di stabilità e di crescita, che sia davvero anche di crescita e non solo di stabilità, com’è stato finora”. Poletti ha quindi sottolineato provvedimenti come l’alternanza scuola-lavoro, destinati anche a mutare la mentalità di molti giovani italiani. “Lavorare – ha rilevato – dal punto di vista pedagogico fa bene, stabilendo condizioni corrette e punti di contatto precisi tra formazione e lavoro”. Quanto agli ammortizzatori in deroga, Poletti non ha chiarito se ci sarà il rifinanziamento e di quale genere, limitandosi a rispondere un “forse” alla domanda diretta di Vaccarino. Mentre l’ex ministro Treu si è appellato a “uno sforzo collettivo, perché siamo pieni di ottimi solisti che fanno poco gioco di squadra. Non sarà più il tempo della concertazione di una volta, che negli anni novanta ha avuto successo, ma si deve cercare un nuovo tipo di collaborazione tra le parti sociali e la politica”. E Vaccarino ha replicato che “l’approccio del governo ci vede d’accordo. Noi non siamo mai stati fautori della concertazione vecchio stile, che spesso ci vedeva seduti a un ‘secondo tavolo’, incomprensibilmente. Ma ribadisco che il nostro è un ruolo molto utile, da valorizzare”.