La contrattazione collettiva dovrà avere un ruolo centrale nella riforma dell’impianto normativo sul lavoro agile. È quanto ha sottolineato la CNA nel corso dell’audizione in Commissione Lavoro alla Camera sulle proposte di legge in materia di lavoro agile e lavoro a distanza.
Il lavoro agile ha conosciuto un fortissimo sviluppo durante la pandemia, evidenziando potenzialità ma anche limiti e rischi della normativa in vigore dal 2017. La Confederazione pertanto apprezza l’interesse del legislatore a rivedere una regolamentazione troppo fragile rispetto al fenomeno dello smart working, in particolare prevedendo l’accordo individuale tra dipendente e impresa senza alcun ruolo per la contrattazione collettiva.
Per la CNA è fondamentale una inversione di rotta con la riforma, prevedendo che il contratto collettivo di lavoro diventi lo strumento principale per disciplinare il rapporto di lavoro, in quanto garantisce uniformità di trattamento per i lavoratori e consente di cogliere le specifiche esigenze e potenzialità dei vari settori.
Secondo la Confederazione, le proposte di legge all’esame del Parlamento contengono alcune misure non condivisibili in quanto introducono rigidità che non favoriranno lo smart working e con il rischio di alimentare il contenzioso. Ad esempio, CNA è contraria a prevedere a livello normativo una integrazione salariale obbligatoria per i lavoratori in smart working così come a stabilire in modo rigido la percentuale di lavoro in presenza e quella in smart working. Si tratta di vincoli che non tengono conto delle specificità dei vari settori produttivi e della complessa gestione nelle imprese di minori dimensioni.