Secondo alcune stime, in tutto il mondo i capelli tagliati generano importanti quantità di rifiuti: nei saloni di acconciatura dei soli Stati Uniti e Canada si raggiungono 31,5 tonnellate al giorno, e i dati relativi all’Europa sono sette volte tanto. Questi “prodotti di scarto” finiscono quasi tutti in discarica o negli inceneritori, dove possono rilasciare dannosi gas a effetto serra che contribuiscono al cambiamento climatico.
I capelli, però, possiedono molteplici proprietà e proprio per questo il riciclo dei capelli sta emergendo come pratica sostenibile con diverse applicazioni e, in tutto il mondo, stanno nascendo progetti finalizzati a raccoglierli e a trovare modi innovativi per riutilizzarli non solo come fertilizzanti, ma anche per la realizzazione di parrucche o addirittura nella creazione di filtri industriali.
Per quanto riguarda il loro impiego come fertilizzanti organici, non è probabilmente noto che i capelli, ricchi di azoto e carbonio, possono essere compostati insieme ad altri materiali organici per produrre un fertilizzante naturale e ricco di nutrienti per il suolo. Questo approccio non solo aiuta la gestione sostenibile dei rifiuti, ma fornisce anche un’alternativa agli agenti chimici utilizzati in agricoltura, supportando la salute del suolo e delle piante.
Un altro aspetto importante anche per la sua valenza etica è l’utilizzo dei capelli per la creazione di parrucche di alta qualità. In particolare, in Italia stanno nascendo diverse associazioni che raccolgono capelli per la realizzazione di parrucche destinate alle pazienti oncologiche che subiscono la perdita dei capelli a causa dei cicli di chemioterapia cui devono sottoporsi per curarsi. Grazie alle donazioni, le parrucche possono essere realizzate a basso costo e quindi cedute a buon prezzo o, a loro volta, donate.
Il riciclo dei capelli può essere esteso anche all’industria dei filtri industriali. La struttura naturale dei capelli li rende, infatti, un materiale eccellente per la filtrazione di acqua e aria e possono essere quindi impiegati efficacemente per assorbire, ad esempio, le fuoriuscite di petrolio nei disastri ambientali in mare. Secondo l’organizzazione inglese Green Salon Collective, infatti, un chilo di capelli può assorbire fino a 8 litri di petrolio. Questa applicazione potrà quindi aprire la strada a soluzioni ecologiche non solo per la purificazione dell’acqua, ma anche per la riduzione dell’inquinamento atmosferico.
Si tratta di iniziative che, se adeguatamente sostenute, potranno contribuire anche nel nostro Paese a promuovere un approccio ecologico e sostenibile che impatterà positivamente su tutta la filiera del benessere. È con questo spirito che CNA Benessere e Sanità è promotrice, nell’ambito di Camera Italiana dell’Acconciatura, del progetto europeo Erasmus GREEN SALON 2.0 “Future skills for a better life in Sustainable Salons”, sviluppato in partenariato con Belgio, Olanda e Spagna, che intende sperimentare metodologie e strumenti formativi per studenti, scuole, dipendenti e altri stakeholder nel settore hair & beauty, volti a migliorare la sostenibilità e l’attenzione del settore all’ambiente.
“È un aspetto che sta emergendo e mi trova assolutamente concorde. Dal taglio di capelli “vergine” per fare parrucche all’utilizzo di capelli “usati” per nuove cose – dice Serena Dentini, presidente degli Acconciatori della CNA di Viterbo e Civitavecchia – è davvero una strada interessante quella che si sta aprendo”.
C’è solo un aspetto da migliorare: “L’unica nota stonata è che nel nostro paese si fa fatica a conoscere i centri che recuperano i capelli sia per un utilizzo che per l’altro. Fosse un pochino più semplice far conferire i capelli sarebbe un ottimo nuovo percorso – conclude Dentini – in un’epoca che sta cambiando e fa del riciclo un must”.