Antichi mestieri da portare a nuova vita. Tra questi, c’è la lavorazione della pietra, che nella Tuscia ha avuto nei secoli un ruolo di primo piano, da rilanciare. Un importante contributo può adesso arrivare da “Architectural stone carving programme”, progetto Erasmus + protagonista di una due giorni nella città dei Papi, il cui obiettivo è proporre all’Europa un progetto formativo sul tema.
Capofila è la Turchia, con l’Università di Kayseri, una società della lavorazione della pietra e una scuola professionale, altri partners europei sono Spagna e Polonia, mentre per Italia c’è l’Università della Tuscia con la professoressa Paola Pogliani come coordinatrice. “Si tratta di un progetto di formazione nella lavorazione della pietra – dice – e gli incontri dei giorni scorsi fanno parte degli eventi di divulgazione dello stesso, al quale hanno partecipato scultori e scalpellini, che hanno offerto le loro competenze nella creazione di una ipotesi di percorso formativo per giovani che vogliono avviare un’attività nella lavorazione della pietra”.
Si è creata dunque una sinergia tra gli enti di formazione e gli artigiani. “Il progetto – continua la professoressa Pogliani – è stato preceduto da un incontro con gli studenti universitari nel mese di maggio. L’obiettivo è presentare all’Europa un curriculum per un percorso professionalizzante sulla lavorazione della pietra, che auspichiamo di poter replicare anche nella Tuscia per riattivare corsi che esistevano e che poi sono scomparsi. Ci siamo infatti resi conto che dagli anni ’90 ad oggi un’attività che qui era molto sviluppata, oggi sta via via scomparendo, a fronte di una richiesta che però ancora c’è, soprattutto da parte di un mercato che non è solo italiano ma internazionale”.
All’incontro svoltosi presso la sede dell’Università della Tuscia, in Santa Maria in Gradi, ha partecipato Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia. Insieme con la Rete di imprese Viterbo Capitale Medievale, nel 2019 CNA ha potuto realizzare un nuovo arredo urbano in piazza San Carluccio, una scenografia composta da cinque grandi pietre lisce in peperino, opera dello scalpellino viterbese Angelo Sambuci. La Tuscia ha un legame secolare con la pietra. “Basti pensare alle necropoli etrusche, a Vitorchiano, Soriano nel Cimino o Civita di Bagnoregio, al Parco dei Mostri di Bomarzo – spiega Melaragni – e al cuore medievale della città dei Papi. Nella nostra provincia oggi sono 66 le imprese che si occupano della lavorazione della pietra, di cui 50 artigiane. Il punto è come avvicinare i giovani e sviluppare competenze. La formazione è fondamentale. Con CNA Sostenibile, la nostra società di formazione, abbiamo realizzato un’operazione importante grazie ai bandi della Regione Lazio nel campo lavorazione della ceramica, del legno e del ferro: oltre 600 ore di formazione, molte delle quali nelle imprese. E’ nei laboratori che avviene la trasmissione delle competenze”.
Un contatto di questo tipo c’è stato anche con il progetto ARSCAP, con insegnanti stranieri e studenti che hanno fatto visita al laboratorio dei fratelli Roberto e Stefano Todini, abilissimi scalpellini, a Tarquinia. Nei mesi scorsi, Stefano (che è anche presidente territoriale di CNA Lavorazione artistica della pietra, del legno e del vetro) è stato coinvolto dall’Università nel progetto. “Ho spiegato alla delegazione internazionale le varie fasi: dal progetto al modello in terracotta – racconta l’artigiano – fino alla lavorazione del marmo. Ho anche eseguito una prova pratica con una macchina manuale, un sistema antico per riprodurre le sculture dal modello al marmo. Insieme abbiamo visitato la sala espositiva, dove, accanto all’opera completata, è possibile vedere il relativo modello. Il riscontro è stato positivo, l’interesse dei docenti e dei ragazzi è stato alto”.
CNA ringrazia l’Università per questo progetto che può contribuire a valorizzare e a promuovere, favorendo il ricambio generazionale, una realtà di grande valore per il territorio.