“La vessazione burocratica pesa sempre di più sulle aziende. Il nostro sistema imprenditoriale rischia di morire soffocato non solo per una pressione fiscale che è tra le più elevate al mondo, ma anche per la mole degli adempimenti. Se non si affronta con determinazione il nodo cruciale della semplificazione, non si può guardare a una reale prospettiva di crescita”. E’ ciò che dichiara Luigia Melaragni, segretaria della CNA Associazione di Viterbo e Civitavecchia, dopo aver preso visione dei risultati dell’indagine del Centro Studi della CNA nazionale sugli adempimenti fiscali di una piccola impresa.

Nonostante da anni gli imprenditori e le loro associazioni avanzino proposte concrete per l’alleggerimento di una burocrazia che frena qualsiasi progetto di sviluppo, la situazione non migliora. Anzi.

Ecco i numeri forniti dalla CNA. Una piccola impresa individuale manifatturiera deve sottostare a 22 adempimenti, che comportano un obbligo operativo di 70 scadenze ogni 12 mesi. Considerato che in un anno ci sono 230 giornate lavorative effettive, in pratica, bisogna fare i conti con una scadenza ogni tre giorni senza battere ciglio, pena sanzioni salatissime. Si tratta di un carico rilevante e costoso per l’azienda, sia che il lavoro venga svolto all’interno, sia che lo si affidi a un soggetto esterno.

Una volta l’anno ci sono l’Unico, la dichiarazione Irap o la presentazione del modello degli studi di settore. Ma l’Iva, per esempio, vede 12 scadenze, la Tares quattro, l’autocertificazione Iva delle ritenute sugli appalti tre. Ci vuole un attimo ad arrivare ai 70 appuntamenti con il fisco ogni 12 mesi.

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