Un calvario per gli installatori e i manutentori di impianti. Un ostacolo, soprattutto allo sviluppo di modelli di economia circolare, per la filiera della moda. La burocrazia, con il suo groviglio di norme e procedure, pesa come un macigno sulle piccole imprese interessate dai processi di innovazione in ottica di sostenibilità ambientale. La fotografia è stata scattata dall’Osservatorio di CNA nazionale “Comune che vai, burocrazia che trovi”, la cui terza edizione, presentata questa mattina, misura l’impatto degli adempimenti legati alla transizione ecologica in entrambi i settori. Il titolo rende l’idea: “La transizione ecologica nella selva oscura della burocrazia. Riusciranno le imprese a riveder le stelle?”.
Riguardo alla moda, l’indagine è stata condotta in alcuni distretti del tessile e della lavorazione delle pelli, mentre al focus sugli impiantisti hanno partecipato 51 CNA territoriali, compresa quella di Viterbo e Civitavecchia.
Sotto la lente, in questo caso, l’attività di installazione e manutenzione di un impianto di climatizzazione estiva e invernale e di un impianto fotovoltaico. I numeri duri e crudi del calvario: 230 ore l’anno sottratte all’impresa dalla burocrazia, oltre 8.100 euro annui di costi, fino a 8 anni di attesa prima che le Regioni si decidessero ad attivare i corsi Fer (obbligatori per chi opera su impianti alimentati da fonti di energia rinnovabili), oltre 1.000 euro l’anno per una doppia iscrizione all’Albo Gestori Ambientali per il trasporto dei rifiuti dal cliente alla sede dell’impresa (una per ciascuna classificazione del rifiuto), fino a 110 informazioni richieste nei libretti regionali degli impianti.
L’impresa lotta con oneri informativi e amministrativi superflui, con procedure lunghe e complicate. E con una normativa farraginosa e soggetta a diverse interpretazioni a livello comunale e regionale. Ecco, per esempio, che la durata del corso di aggiornamento Fer varia da 16 a 32 ore (a Viterbo è di 16) e che solo dal prossimo 1° gennaio, grazie alla battaglia della CNA, i titoli di qualificazione degli installatori Fer saranno annotati nella visura camerale, perché oggi non c’è alcuna evidenza dell’attestato conseguito. Che a Viterbo si adotta il libretto nazionale degli impianti previsto dal decreto ministeriale del 2014 ma nella maggior parte degli altri comuni questo modello è integrato da specifiche regionali. Che le Regioni hanno fissato tempistiche diverse per lo svolgimento delle attività di manutenzione, accertamento e trasmissione dei rapporti di efficienza energetica.
Non tutte le Regioni, poi, hanno ancora costituito il Catasto degli impianti termici. Nel Lazio questa banca dati in cui sono raccolti i libretti e i rapporti di efficienza energetica è in fase di attivazione.
L’Osservatorio approfondisce, dunque, anche cosa accade nel rapporto dellamoda con la burocrazia. Riflettori accesi su una impresa che opera nel settore della concia e/o lavorazione pelli, pelletteria e calzature, e/o nella filatura e tessitura e confezione, intende valorizzare gli scarti di produzione attraverso la disciplina del sottoprodotto e avvia un’attività di recupero di rifiuti in via semplificata. Basta dire che per ottenere l’autorizzazione unica ambientale per gli scarichi idrici e le emissioni in atmosfera sono richiesti fino a 30 adempimenti. Per la convocazione della conferenza dei servizi occorrono fino a 120 giorni, bisogna poi aspettare da 1 a 2 anni per vederne la conclusione. Un altro numero? L’80 per cento degli scarti diventa rifiuto anziché recupero a causa degli ostacoli normativi.
“Alla sfida della transizione ecologica deve accompagnarsi quella della transizione burocratica. Come evidenzia l’Osservatorio, le piccole imprese si stanno impegnando nell’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili e stanno qualificando l’offerta di servizi nel settore dell’installazione- manutenzione. Allo stesso modo, vogliono partecipare al processo di economia circolare. Questo investimento in scelte sostenibili rischia di essere vanificato se non si accelera sulla semplificazione e sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione”, osserva Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia.
“Questa mattina, CNA non solo ha mostrato i risultati di una indagine seria, frutto di un impegno corale del sistema, che ha visto partecipe anche la nostra Associazione territoriale. Ha presentato proposte dettagliate per la semplificazione nei due settori in esame – prosegue – . Nei prossimi giorni, invieremo il Rapporto agli Enti del territorio, proponendo anche a livello locale di dare sistematicità al dialogo tecnico con le imprese sull’applicazione delle normative e sui provvedimenti adottati dai singoli Enti, per verificarne l’efficacia e le eventuali criticità”.
L’evento di stamane si è aperto con il videomessaggio di Renato Brunetta, ministro per la Pubblica amministrazione, e l’intervento di Stefania Milo, vice presidente nazionale CNA. L’Osservatorio è stato presentato da Marco Capozi, responsabile del dipartimento Relazioni istituzionali e affari legislativi CNA, e Barbara Gatto, responsabile dipartimento Politiche ambientali CNA. Sono poi intervenuti Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale; il senatore Paolo Arrigoni; il deputato Pier Luigi Bersani; il sindaco di Ascoli Piceno, Marco Fioravanti; il senatore Antonio Misiani; il presidente nazionale della CNA, Daniele Vaccarino.
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