Nel Report 2023 realizzato dall’ISMEA nell’ambito del Programma Rete Rurale Nazionale si è analizzato il fenomeno dell’Italian sounding realizzando uno studio che chiarisce quanto questo fenomeno valga, o meglio quanto “costi” al paese, e se e come sia possibile trasformarlo in una opportunità per l’export Made in Italy.
Con il termine Italian Sounding ci riferiamo a quei prodotti alimentari che, pur non essendo di origine italiana, utilizzano su confezioni e packaging elementi visivi o denominazioni che richiamano l’Italia per trarre vantaggio dalla reputazione e dall’apprezzamento internazionale per la qualità e l’autenticità dei prodotti italiani.
La competitività della filiera agroalimentare italiana
Il settore agroalimentare italiano rappresenta uno dei pilastri della competitività dell’Italia nel mondo, grazie alle sue eccellenze enogastronomiche, alla qualità delle sue produzioni e alla sua radicata tradizione storica.
L’apprezzamento internazionale per la produzione italiana è evidenziato dalla continua crescita delle esportazioni negli ultimi anni (+ 118,3% rispetto al 2010). Le esportazioni italiane di prodotti agroalimentari e di tabacco hanno continuato la loro robusta crescita, raggiungendo un valore record di 60,7 miliardi di euro nel 2022, di cui 58,8 miliardi di euro provengono dal settore agroalimentare e 1,9 miliardi di euro dall’industria del tabacco. Concentrandosi in particolare sulle esportazioni agroalimentari, il settore ha registrato un aumento significativo del + 15,3% nell’ultimo anno, segnando la crescita annuale più elevata dal 2000.
L’Italia riveste una quota di mercato significativa a livello mondiale per diversi prodotti tipici della dieta mediterranea. Il Paese è il 1° esportatore mondiale di polpa di pomodoro e pelati (76,7% dell’export mondiale), pasta (48,4%), castagne sgusciate (32,6%), passata di pomodoro e concentrati (24,2% del mercato). L’Italia è anche al 2° posto nel mondo come esportatore di vino, formaggi freschi, kiwi, liquori, mele e nocciole.
Tuttavia, la proiezione internazionale del settore agroalimentare è minata da diversi fattori, strutturali e non, nonché da lacune che devono essere colmate nel prossimo futuro.
In particolare:
- L’Italia è solo al 5° posto tra i Paesi europei in termini di valore delle esportazioni agroalimentari, rappresentando il 70% dell’export tedesco (83,5 miliardi di euro) e il 74% di quello francese (79,3 miliardi di euro);
- Tra i primi cinque esportatori agroalimentari europei, l’Italia si colloca al penultimo posto per tasso di crescita annuale, appena davanti alla Spagna (+13,3% nell’ultimo anno);
- Tra i primi 10 esportatori agroalimentari europei, l’Italia è al 6° posto per quota di agroalimentare sul totale delle esportazioni, con il 9,4%, rispetto al 17,8% della Danimarca e al 13,5% della Francia.
Nel 2022 la bilancia commerciale agroalimentare italiana è tornata in territorio negativo con un deficit di – 2,0 miliardi di euro, dopo tre anni di surplus dal 2019 al 2021. L’esposizione internazionale del settore agroalimentare è trainata da un deficit agricolo in continuo peggioramento, che ammonta a -13,2 miliardi di euro nel 2022.
La frammentazione del settore frena anche la presenza internazionale dei prodotti alimentari italiani, con l’85,4% del comparto costituito da piccole imprese che contribuiscono solo per il 14,6% ai ricavi del settore.