“Dopo anni di battaglie, finalmente finisce un incubo”. La segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia, Luigia Melaragni, saluta così la decisione del governo di abolire il Sistri a partire dal 1° gennaio 2019. Decisione contenuta nel “decreto semplificazione” di prossima approvazione da parte del Consiglio dei ministri.
Il sistema di tracciamento informatico dei rifiuti pericolosi è stato, sin dall’inizio, più di nove anni fa, un problema per le imprese: non ha mai funzionato, ha complicato la vita di chi ha dovuto rispettare l’obbligo, è risultato costoso, non ha aiutato la legalità. E la CNA si è sempre spesa per chiederne l’abolizione e la sostituzione con un sistema efficiente ed efficace. “Grazie a questo nostro impegno – dice Melaragni – nel tempo la platea delle aziende assoggettate si è assottigliata e sono state introdotte modifiche. Ma il Sistri ha continuato a rivelarsi dannoso: la scelta è costata alle imprese circa 200 milioni di euro, che arriva al miliardo se si calcolano anche le spese indirette. Ed è anche di complicata gestione, parliamo dunque di tempo e denaro che avrebbero potuto essere investiti diversamente”.
La CNA nazionale, appena lo scorso ottobre, aveva anche effettuato un’indagine tra le imprese, per far venire alla luce con i numeri quanto era già stato ampiamente espresso con le parole: sono state 1.700, quelle associate, ad aver partecipato. Il 50,9 per cento è risultata assoggettata al tracciamento digitale dei rifiuti speciali, dal 2014 obbligatorio solo per i produttori con oltre dieci dipendenti e per le imprese coinvolte nel trasporto, recupero e smaltimento. Il voto sul sistema non ha lasciato spazio a dubbi: da 1 a 10, la media è stata 2,7. Una sonora stroncatura.
Nella Tuscia viterbese – secondo i dati forniti dall’Area Ambiente di CNA Sostenibile – sono interessate dal problema circa 40 aziende di trasporto, 10 di gestione impianti di recupero, 300 di produzione di rifiuti pericolosi.
“Esprimiamo soddisfazione per l’atto annunciato dal governo – conclude Melaragni -. A questo punto ci auguriamo sia possibile costruire, con la collaborazione delle associazioni imprenditoriali, un nuovo strumento per tracciare i rifiuti pericolosi, basato su una struttura semplice e ad alta efficienza. Dovrà essere, in pratica, il contrario del Sistri”.