CNA esprime sorpresa e preoccupazione per il depotenziamento del pacchetto di bonus per la riqualificazione del patrimonio immobiliare contenuto nella manovra approvata ieri dal Consiglio dei ministri. Una politica di bilancio con una impronta fortemente espansiva non può mettere a rischio l’edilizia, che, proprio grazie agli incentivi, dopo una lunga crisi mostra finalmente significativi segnali di ripresa, con effetti positivi sull’occupazione e sugli altri settori della filiera delle costruzioni.
Il testo della manovra prevede una forte limitazione del Superbonus 110%, la riduzione del bonus facciate dal 90 al 60% e, elemento ancora più grave, la cancellazione della cessione del credito per i bonus del 65 e 50% per l’efficienza energetica.
“Eliminare l’opzione della cessione del credito – osserva Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia – significa assestare un duro colpo agli artigiani e alle numerosissime micro e piccole imprese che, grazie a questo meccanismo, hanno avuto la possibilità di praticare lo sconto in fattura ai clienti, quindi di competere con i grandi gruppi del settore. Va peraltro rilevato che nei territori in cui operiamo si è registrata una importante domanda di lavori eseguibili con i bonus 65 e 50%”.
CNA nazionale è intervenuta auspicando che il Parlamento corregga l’impianto della manovra nella parte che riguarda gli incentivi all’edilizia e sottolineando che un confronto preventivo tra il governo e il sistema delle imprese sarebbe stato di grande aiuto all’interesse generale. Sempre sulla manovra, la Confederazione confida che quanto prima si apra un tavolo sul tema rilevante del fisco e della riduzione del cuneo fiscale.
Per il presidente nazionale, Daniele Vaccarino, se non vi saranno correzioni “le nuove misure renderanno più complicato il raggiungimento degli obiettivi ambiziosi di efficientamento energetico e riduzione delle emissioni, e di valorizzazione delle nostre città”. Si tratta di interventi che hanno bisogno di certezza e stabilità nel tempo, mentre la manovra conferma un approccio discontinuo, con modifiche e cambiamenti ogni anno che generano incertezza e inibiscono le scelte di investimento.