“E’ vitale garantire liquidità alle imprese. Il decreto legge in discussione in queste ore deve contenere misure di semplice applicazione, efficaci e immediatamente operative, per sostenere concretamente le attività, provate dalla crisi determinata dal Covid”. Questo, in sintesi, l’appello rivolto da CNA insieme con Abi e le altre associazioni di rappresentanza del mondo imprenditoriale alle istituzioni.
E’ innanzitutto necessaria una proroga delle cosiddette moratorie, affinché queste possano esplicare i loro effetti, con applicazione automatica, evitando complicazioni burocratiche.
Ineludibile altresì l’estensione delle misure del decreto legge Liquidità, in coerenza il Temporary Framework, la norma dell’Unione Europea con scadenza il 31 dicembre 2021, che prevede la possibilità, per gli Stati membri, di adottare misure di sostegno al tessuto economico in deroga alla disciplina ordinaria sugli aiuti di Stato.
“Per scongiurare il rischio che le imprese si trovino in grave difficoltà, è essenziale che la durata dei finanziamenti garantiti venga significativamente prolungata, mantenendo invariato il grado di copertura della garanzia pubblica, così da prevedere incentivi adeguati ad allungare i piani di rimborso – si afferma nel documento firmato da CNA -. La durata va estesa ad almeno 10 anni, considerando comunque che settori particolarmente colpiti hanno urgente necessità di interventi più incisivi”.
Si chiede inoltre che le modalità di accesso al Fondo di Garanzia PMI e alle garanzie Ismea non subiscano delle modifiche almeno fino al 31 dicembre 2021, anche con riferimento alle imprese agricole e a quelle non rientranti nella definizione europea di piccole e medie imprese.
Devono essere comunque favorite le operazioni di rinegoziazione del debito, attraverso idonei strumenti di garanzia offerti dal Fondo di Garanzia per le PMI, Sace ed Ismea.
Infine, occorre equiparare le condizioni di accesso a Garanzia Italia a quelle previste per il Fondo di Garanzia PMI e ampliare la possibilità di accesso alle misure di sostegno alla liquidità anche per le imprese ammesse ai piani di ristrutturazione prima della pandemia e che si sono trovate in difficoltà a rispettare tali piani a seguito degli effetti della crisi determinata dall’emergenza sanitaria.