A Viterbo la pressione del fisco, calcolata su un reddito d’impresa di 50mila euro, si attesta al 62,2 per cento (+ 0,3 sul 2016), un punto sopra la media nazionale (61,2). Si abbassa al 58,6 (- 3,3 sul 2016) solamente nel caso delle aziende che hanno optato per l’Iri (imposta sul reddito d’impresa), le quali vedono aumentare anche il reddito disponibile a 20.718 euro (+ 1.687), mentre tutte le altre non superano i 18.908 euro (- 123 euro).
Sono le previsioni del Rapporto 2017 “Comune che vai fisco che trovi”, a cura dell’Osservatorio permanente CNA sulla tassazione delle piccole e medie imprese, ormai alla quarta edizione.
Anche qui si era registrata una inversione di tendenza nel 2015, con un calo delle tasse del 3,5 per cento (dal 65,4 al 61,9), ma quel trend si è arrestato.
Nel dettaglio, l’incidenza dell’Irpef e dell’aliquota Ivs (Invalidità-vecchiaia-superstiti) è pari al 42,3, delle imposte regionali al 7,9 e di quelle comunali al 12 per cento. Insomma, anche nel 2017 l’imprenditore viterbese dovrà lavorare fino al 14 agosto (tax free day), ovvero 227 giorni, per pagare le tasse, solo 138 per i consumi personali.
Nella classifica generale, Viterbo è all’89° posto.
“Lavorare con questa pressione – osserva Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia – diventa ogni giorno più difficile. Il problema vero, come si evidenzia nel rapporto, risiede nella iniqua distribuzione del carico, che si distingue in modo radicale secondo la natura del reddito e svantaggia specialmente le piccole imprese personali. E’ ora di intervenire”.