Per sbloccare i crediti incagliati legati ai bonus edilizi, è necessario “almeno prevedere un intervento di acquisto dei crediti da parte di un acquirente pubblico di ultima istanza, anche coinvolgendo le grandi imprese partecipate, invitare gli istituti di credito che ancora avessero capienza per farlo ad acquistare i crediti nei cassetti delle aziende, ma soprattutto consentire immediatamente agli istituti di credito di utilizzare gli F24 a compensazione dei crediti maturati dalle imprese di tutte le dimensioni, dai professionisti e dalle famiglie”.
Lo scrivono le associazioni di rappresentanza delle imprese – CNA di Viterbo e Civitavecchia, Ance Viterbo, Confartigianato Imprese Viterbo, Confcooperative Lazio Nord, Federlazio Viterbo, Legacoop Lazio – e i sindacati Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil in una lettera indirizzata al prefetto di Viterbo, Antonio Cananà, agli onorevoli Francesco Battistoni e Mauro Rotelli, al presidente della Provincia di Viterbo, Alessandro Romoli, e alla sindaca di Viterbo, Chiara Frontini, ai quali si richiede un incontro per una valutazione degli effetti del decreto legge del Consiglio dei ministri datato 16 febbraio che ha interrotto improvvisamente la cessione dei crediti e lo sconto in fattura e per illustrare le ragioni che spingono la filiera delle costruzioni a sollecitare strumenti stabili di sostegno pubblico di medio e lungo termine per intervenire sul nostro patrimonio edilizio.
L’iniziativa è stata messa in campo perché, a un mese dal tavolo a Palazzo Chigi, non si intravede ancora una soluzione.
“La sottovalutazione del problema rischia di condannare il nostro Paese a una brusca frenata e a un pericoloso crollo di fiducia. Una vera e propria bomba ad orologeria che rischia di creare danni enormi per lavoratori, famiglie e imprese. Il blocco del mercato della cessione dei crediti fiscali sta infatti creando una vera e propria crisi sistemica nell’economia italiana: l’impossibilità di cedere sul mercato i bonus determina una carenza di liquidità nelle imprese di tutta la filiera delle costruzioni che le porterà, a brevissimo, al fallimento. I posti di lavoro a rischio sono decine di migliaia”, sottolineano le associazioni e i sindacati.
“Gli effetti – proseguono – si estenderanno a tutti i settori collegati, ma colpiranno anche le famiglie beneficiarie degli interventi, con il rischio di decine di migliaia di contenziosi con i soggetti realizzatori e con le Autorità preposte ai controlli. La prima emergenza è certamente lo sblocco dei crediti pregressi, una misura resa ora possibile anche dal recente Manuale Eurostat del 1° febbraio 2023, che ha fatto definitivamente cadere l’alibi dell’impatto sui conti dello Stato. Secondo Eurostat, infatti, il pregresso è già interamente conteggiato nel deficit italiano”.
Si auspica che il governo vari con urgenza le misure richieste. “Qualsiasi altra soluzione parziale, come l’intervento sulla responsabilità solidale contenuto nel decreto legge, non risolve la questione, in quanto non interviene sul problema principale, quello di individuare i soggetti che possono monetizzare crediti pregressi. Il decreto approvato interviene anche sul blocco della cessione del credito e dello sconto in fattura per tutti i cantieri di ristrutturazione ancora non avviati alla data del 17 febbraio. Sul futuro della politica di riqualificazione degli edifici, dopo la risoluzione del blocco dei crediti pregressi, è necessario aprire al più presto un confronto per definire gli strumenti fiscali e finanziari idonei a raggiungere gli obiettivi”.
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Una lettera con lo stesso contenuto è stata recapitata sia al presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, sia alla Prefettura di Roma e al sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri. A sottoscriverla, i rappresentanti delle imprese e dei lavoratori della filiera, a livello regionale nel primo caso, provinciale nel secondo.
Un’azione sinergica, con richieste di incontro alle istituzioni locali, si svolge, in contemporanea, in tutte le regioni.