Tre erre per far crescere l’economia e aiutare la qualità della vita. In un colpo solo. Riduzione del consumo di materie prime, riuso, riciclo. Il nucleo dell’economia circolare secondo Peter Lacy, l’autore di “Circular Economy”, il testo di riferimento di questo modello che pone al centro del sistema la sostenibilità, nel quale non esistono prodotti di scarto e le materie prime vengono costantemente ri-utilizzate.

Tre erre come volano potenziale di una fortissima spinta al prodotto interno lordo europeo del 7 per cento in quindici anni (secondo le stime contenute in uno studio congiunto di Ellen McArthur Foundation e McKinsey for Business and Environment, pubblicato nel settembre 2015), accoppiata a una crescita della produttività pari al 3 per cento annuo e benefici totali all’economia del Vecchio Continente quantificati in 1,8 miliardi di euro.

E’ un orizzonte al quale le piccole imprese (e l’Italia intera) guardano con crescente fiducia. In attesa che a Bruxelles l’eurocommissario Karmenu Vella licenzi il nuovo Piano d’azione dell’Unione europea sull’economia circolare, un pacchetto che punta a ridisegnare il sistema anche in previsione della quarta rivoluzione industriale in una logica di riduzione  dell’incidenza delle materie prime sui costi industriali, che oggi sfiora il 40 per cento e spesso assoggetta i Paesi e gli imprenditori a logiche politiche, finanziarie, umane perlomeno discutibili.

Un orizzonte sul quale oggi si sono interrogati, nella sede della CNA Nazionale, esperti italiani e internazionali, esponenti politici e della piccola impresa europea in un convegno dedicato a “Il nuovo pacchetto sull’economia circolare: impatto e nuove opportunità per le Pmi” concluso dal presidente della CNA, Daniele Vaccarino.

“Le prospettive per le nostre aziende che operano nel settore dell’economia circolare sono estremamente interessanti” ha detto Vaccarino, interpellato dall’agenzia Dire a margine del convegno.

Per Vaccarino “si avvia un nuovo modo di produrre e anche un nuovo modo di intendere l’economia. È un’economia in cui si riusa il materiale, in cui si ricicla, è un’economia in cui non si butta via niente. Se noi partiamo dal problema dei rifiuti, se partiamo da quanto materiale viene sprecato in questo consumismo esasperato noi diciamo che questo va invertito e le imprese che hanno iniziato a farlo cominciano ad avere i loro frutti”. Queste imprese, chiude il presidente Cna “vanno aiutate di più, vanno sostenute, bisogna che ci siano delle misure che oggi abbiamo discusso e presentato per facilitare e incentivare la cosiddetta economia circolare”.

“La normativa ambientale italiana è spesso caratterizzata da regole complesse, rigide, a volte incoerenti, capaci addirittura di ostacolare il rispetto delle disposizioni”, sottolineano in CNA.

“Nel contempo, non è stata sviluppata ancora una concreta strategia per favorire una riconversione verde nel suo complesso. Le piccole imprese vogliono, e possono, essere protagoniste di questo cambiamento epocale. Sono soprattutto le piccole imprese, infatti, ad aver già innovato processi e prodotti verso un modello più sostenibile e ad aver accresciuto significativamente la propria forza competitiva. Si tratta di creare le condizioni necessarie per favorire questo cambiamento. Serve uno sviluppo nuovo, che sappia tutelare e valorizzare il territorio e le sue risorse, fondamentali per le piccole imprese. E’ necessario un cambio di rotta nell’agenda politica e noi – concludono –  siamo pronti a fare la nostra parte propositiva”.

Ecco il  primo pacchetto di cinque proposte che è stato presentato oggi dalla CNA:

  1. Conciliare tutela dell’ambiente e semplificazione, perché non è vero che norme complesse aiutino la salvaguardia, anzi è più spesso vero il contrario;
  2. Definire una strategia pluriennale di obiettivi che comprendano strumenti concreti in grado di sostenere gli investimenti delle imprese, soprattutto le più piccole;
  3. Migliorare la capacità del sistema imprenditoriale italiano di sfruttare le risorse economiche esistenti;
  4. Creare sinergie tra imprese fra di loro e tra imprese, Pubblica amministrazione e mondo della ricerca;
  5. Prevedere una nuova delega sui temi ambientali con l’obiettivo di garantire una legislazione più coerente con un modello di economia circolare, definendo un percorso di medio-lungo termine mirato non solo a recepire ma anche a valorizzare e potenziare l’impatto delle politiche necessarie ad attuare gli impegni assunti su questi temi.