Positiva la conferma anche per il quarto trimestre delle misure per contenere l’impatto degli aumenti delle bollette di imprese e famiglie ma è un’occasione persa non aver messo mano alla riforma della struttura delle bollette rivedendo profondamente gli oneri generali di sistema. È quanto hanno evidenziato la CNA e altre associazioni di categoria in audizione congiunta alla commissione attività produttive della Camera nell’ambito della conversione del decreto su misure urgenti per contenere gli aumenti energetici.
“La mancata riforma degli oneri generali rappresenta davvero l’occasione perduta per rinnovare strutturalmente il sistema che attualmente grava sulle bollette e che vede le piccole imprese italiane quali maggiori finanziatori del sistema pur in presenza di consumi più bassi rispetto alle imprese industriali e senza la possibilità di accedere agli stessi strumenti di agevolazione”.
Tra l’altro, le misure emergenziali sono finora costate al Paese circa 80 miliardi di euro, che avrebbero potuto essere in parte impiegati per attuare una riforma – lungamente attesa da più parti – in grado di liberare risorse a favore della competitività delle piccole imprese italiane.
Sarebbe auspicabile – hanno rilevato le organizzazioni dell’artigianato e delle piccole imprese – almeno il completamento della rimozione, dal sistema degli oneri generali, di quelle voci di contribuzione che non sono pienamente afferenti allo sviluppo del sistema elettrico e al completamento del processo di decarbonizzazione. Lo spostamento sulla fiscalità generale o in alternativa sui proventi delle aste per la CO2 di tali partite, avviato timidamente nei mesi scorsi anche su forte input dell’Autorità di regolazione, merita di essere ultimato con la definitiva rimozione dalla bolletta delle voci di spesa quali ad esempio le agevolazioni a favore delle imprese energivore, che costa attualmente circa 1,3 mld di euro completamente finanziati dalle bollette dei clienti di energia elettrica non ammessi all’agevolazione, vale a dire le piccole imprese ed i clienti domestici”.
Tale spostamento consentirebbe di superare il paradosso attuale, in cui i soggetti più deboli, piccole imprese e consumatori domestici, sostengono la grande industria, avvantaggiandone la competitività a discapito della propria. Un paradosso che a nostro avviso meriterebbe, in assenza di interventi, una riflessione dell’Autorità garante della concorrenza.