“Il confronto di ieri sul progetto dell’eolico off-shore ha messo in chiaro che la scelta della transizione energetica green non solo è invocata da una comunità che non vede l’ora di uscire da 70 anni di servitù, ma è condivisa e sostenuta con determinazione dalla Regione, che considera l’impianto eolico una infrastruttura strategica e guarda alla creazione, nel comune costiero, del primo grande distretto di energie rinnovabili del Lazio. L’assessora alla Transizione Ecologica, Roberta Lombardi, che negli ultimi mesi ha tessuto un dialogo continuo con tutti gli attori locali e con il mondo scientifico, ha tracciato un percorso la cui direzione è la stessa indicata dalla nostra Associazione: il cambiamento del modello di sviluppo del territorio. Un percorso non facile, tanto più se si considera la posizione espressa, sempre nella giornata di ieri, dal Consiglio Europeo sul ricorso al gas, ma l’impegno della Regione dà forza alla nostra visione”. Così Alessio Gismondi, presidente della CNA di Viterbo e Civitavecchia, a proposito del convegno sull’eolico off-shore tenutosi al Porto di Civitavecchia.
Come si ricorderà, la CNA aveva proposto, all’inizio di quest’anno, la candidatura di Civitavecchia a polo di produzione e di ricerca delle rinnovabili, con particolare riferimento all’idrogeno verde. Gismondi è intervenuto ieri, nella sessione pomeridiana dell’evento. “La parola chiave – ha detto – è ‘cambiamento’. Cambiare è un dovere, per noi, per i giovani di oggi e per le generazioni che verranno. Per farlo, abbiamo un’occasione unica: le risorse del Pnrr, che l’Europa ci ha assegnato perché ha avuto fiducia nella capacità dell’Italia di investire sul futuro”.
“La transizione energetica è sicuramente tra le grandi sfide. Dal 2020 in Europa le rinnovabili hanno superato i combustibili fossili come prima fonte di energia, attestandosi al 38%: si può fare ancora meglio. Quella dell’eolico off-shore galleggiante – ha osservato il presidente della CNA – è una delle vie per la produzione di energia tra le più performanti: in Europa sono ad oggi installate 5.000 turbine che producono 25 GW, l’ambizione della Comunità Europea è arrivare ad una produzione di 60 GW entro il 2030 e 300 GW entro il 2050. Ci sono le condizioni, il mare e soprattutto il vento, per realizzare un impianto al largo di Civitavecchia, come confermano gli studi presentati”.
Il progetto dell’eolico, che prevede anche un polo per la produzione di turbine, deve essere l’occasione per ripensare la funzione del Porto e valorizzarne le potenzialità. Guardando all’esperienza del Portogallo, Gismondi si riferisce, per esempio, alla possibilità di organizzare attività come l’assemblaggio dei componenti delle turbine.
Nel suo intervento, il presidente della CNA ha evidenziato come la sfida delle rinnovabili sia vincente anche sul piano dell’occupazione. “Per la produzione di energia a Civitavecchia, ci viene prospettato un altro combustibile fossile: il gas. Questo tipo di riconversione porterà a un taglio importante dei posti di lavoro. Saranno sufficienti appena quaranta unità per operare all’interno di una centrale alimentata a turbogas. Economisti del calibro di Jeremy Rifkin ci dicono che un occupato nella produzione di energia da combustibili fossili equivale a dieci occupati nell’ambito delle rinnovabili. Parliamo, in questo secondo caso, di posti di lavoro per i quali si richiedono nuove competenze, profili professionali qualificati da formare”.
“Civitavecchia ha già dato tanto al Paese. Il turbogas è una opzione che respingiamo. Bisogna voltare pagina, in fretta. Puntare su energie rinnovabili, ricerca e sviluppo di tecnologie innovative per poter coniugare ambiente, salute e lavoro. Ascoltando sempre, come si è fatto oggi, le voci che salgono dal basso: quelle dei giovani che manifestano per la lotta ai cambiamenti climatici e quelle della miriade di piccole imprese costrette ad affrontare aumenti dei costi dell’energia sempre meno sostenibili, le stesse che con sacrificio e spirito di abnegazione hanno consentito al nostro Paese di ripartire dopo la pandemia”, la conclusione di Gismondi.