Nei primi otto mesi del 2015, le spese sostenute dalle famiglie e dalle imprese per la ristrutturazione delle abitazioni e la riqualificazione energetica degli edifici sono sostanzialmente in linea con quelle sostenute negli stessi mesi dello scorso anno, avendo già raggiunto la cifra complessiva di circa 15 miliardi di euro. E’ quanto emerge dall’ultimo studio dell’”Osservatorio CNA sulla tassazione della piccola impresa” del 11 novembre 2015 (vedi allegato).
In particolare dallo studio è emerso che, considerando gli investimenti effettuati sino al mese di agosto 2015, la riduzione, rispetto agli stessi mesi del 2014, è pari a soli 214 milioni di euro, ossia appena l’1,37% in meno rispetto a quelli registrati nei primi otto mesi del 2014.
Fonte: CNA-Osservatorio sulla tassazione della piccola impresa
Dalle analisi emerge, pertanto, in modo evidente che esiste, come era legittimo attendersi, una stretta relazione tra la spesa per interventi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica degli edifici, effettuata da famiglie ed imprese, con la misura delle detrazioni fiscali concesse. In particolare, risulta che la combinazione tra la misura del 50% applicata sulle spese per la ristrutturazione delle abitazioni e del 65% per la riqualificazione energetica costituisce un equilibrio ottimale che deve essere assolutamente mantenuto, a meno di ripercussione sulla domanda dei servizi edili.
Pertanto, oltre a rendere stabili le agevolazioni nella disciplina e misura attuale e ad estenderle anche alle ristrutturazioni ordinarie delle abitazioni, serve un ulteriore cambiamento di passo per coniugare, insieme, le esigenze:
- delle famiglie e delle imprese nella ricerca delle fonti di finanziamento degli investimenti per le ristrutturazioni delle abitazioni o per la riqualificazione energetica degli edifici;
- dei titolari di reddito di pensione e di lavoro dipendente incapienti ovvero titolari di reddito d’impresa o di lavoro autonomo privi del sostituto d’imposta, quale richiesta di equità di fronte alla effettiva fruibilità delle detrazioni fiscali;
- delle imprese edili rispetto alla carenza della domanda di servizi, messe in ginocchio dalla crisi del mercato immobiliare inserita in un contesto di crisi economica più generale.
Per coniugare insieme tutte queste esigenze, nello studio viene dimostrato che occorrerebbe trasformare la natura delle detrazioni fiscali connesse ai lavori edili in credito d’imposta cedibile con le stesse percentuali e con la stessa disciplina e limiti. Cessione che, tuttavia, deve essere effettuata dalla famiglia che effettua l’investimento direttamente all’istituto di credito. La cessione del credito al settore bancario di una rendita certa e garantita dallo Stato per 10 anni consente alle famiglie e alle imprese di ottenere una somma di denaro immediata, utile per finanziare proprio l’investimento sulla propria abitazione o sull’immobile dell’impresa, per cui si ha diritto all’agevolazione fiscale.
Considerando il tasso fisso mediamente praticato dalle banche per l’erogazione dei mutui per la ristrutturazione delle abitazioni pari al 3.06%, si aiutano le famiglie garantendo la copertura immediata del 42,52% dell’investimento che si intende effettuare nella ristrutturazione delle abitazioni a fronte del 50% spalmato in 10 anni, e le stesse famiglie ed imprese, garantendo la copertura del 55,28% degli investimenti per la riqualificazione energetica degli edifici a fronte di 65% spalmato in 10 anni.
Parlando di somme di denaro, per una spesa di 40.000 euro, a seguito della cessione del credito, la banca potrebbe riconoscere circa 17.000 euro immediati, prelevando dal conto corrente della famiglia solamente la parte rimanente di 23.000 euro. Al pari, se una famiglia ovvero, in questo caso, anche un’impresa, intendesse investire sulla propria abitazione o sull’immobile strumentale sempre 40 mila euro per lavori di riqualificazione energetica dell’edificio, allora dovrà sborsare solamente 22.112 euro, perché la parte rimanente di 17.888 euro sarà finanziata dall’istituto di credito.
In questo modo si aiutano anche le imprese edili. La riduzione netta delle disponibilità finanziarie necessarie per effettuare l’investimento darebbe, infatti, un nuovo impulso alla domanda di lavoro edile, migliorando la situazione economica del settore. L’incremento della domanda determinerebbe, peraltro, un incremento delle entrate tributarie che potrebbero essere utilizzate per coprire la perdita di gettito necessaria per colmare la terza lacuna della disciplina attualmente in vigore, ossia la situazione dei pensionati e dei lavoratori dipendenti incapienti ovvero degli imprenditori o professionisti privi di sostituto d’imposta. La trasformazione della detrazione in credito d’imposta cedibile risolverebbe anche questo tipo di problema mettendo tutti sullo stesso piano.