“Oltre 100mila imprese del settore della ristorazione sono inspiegabilmente escluse dagli indennizzi previsti con il decreto Ristori”. È quanto denuncia CNA dopo la lettura del testo del provvedimento, ricordando che nel corso dell’incontro con il presidente del Consiglio la Confederazione aveva indicato che le attività coinvolte direttamente e indirettamente dalle nuove restrizioni sono oltre un milione.
Per quanto riguarda la ristorazione, invece, risultano escluse le imprese che svolgono l’attività senza somministrazione, in pratica tutto l’artigianato della ristorazione: pizzerie al taglio, gastronomie, rosticcerie e piadinerie non sono ammesse ai contributi nonostante stiano accusando da tempo vistosi cali di fatturato.
“Tali attività – sottolinea CNA – devono essere assolutamente comprese nel comparto della ristorazione quando si parla di indennizzi, anche perché sono sempre inserite nei provvedimenti e nelle disposizioni in materia di obblighi e norme di sicurezza”.
CNA confida che l’esclusione dal decreto sia una banale ma grave svista e che l’esecutivo porrà rimedio con tempestività. Il provvedimento consente, infatti, ai ministri dell’Economia e dello Sviluppo Economico di estendere la platea dei beneficiari in qualsiasi momento.
La Confederazione sollecita il governo a proseguire il confronto con le associazioni datoriali per definire un metodo chiaro, preciso e coerente per l’individuazione del perimetro delle misure di ristoro.
È necessario infatti ampliare l’ambito di intervento alle attività delle filiere che sono le più colpite dalla pandemia e ulteriormente penalizzate dalle restrizioni per contenere il virus. Un lungo elenco.