“L’avanzata dei contagi, l’ampliamento delle regioni sottoposte a misure restrittive per contenere il virus e le iniziative autonome da parte di singoli Comuni che penalizzano l’operatività delle attività economiche, impongono un profondo ripensamento dei criteri di assegnazione dei ristori”. Lo sostiene CNA, osservando che i meccanismi individuati nei decreti Ristori emanati non riescono a dare adeguata tutela alle imprese, agli autonomi e ai professionisti che compongono le filiere colpite dalle misure restrittive.
L’allargamento delle restrizioni su base territoriale rende infatti superflua la distinzione tra le attività chiuse per ordinanza e quelle che, pur rimanendo aperte, vedono il proprio giro d’affari fortemente ridimensionato.
“Il crollo della domanda sta interessando segmenti sempre più ampi di mercato, tali da rendere chiaramente inadeguato il meccanismo dei codici di attività Ateco, che richiedono quotidiani aggiustamenti – afferma la Confederazione dell’artigianato e delle piccole e medie imprese -. Diventa quindi indispensabile adottare, come criterio per accedere al contributo a fondo perduto, il calo di fatturato, unico strumento che effettivamente fotografa l’andamento delle imprese. In questa logica, il riferimento non può essere limitato allo scorso mese di aprile ma dovrà tenere in considerazione un periodo più congruo, considerando la ciclicità di molti settori dell’economia”.
È evidente che dovranno essere stanziate ulteriori e robuste risorse finanziarie per fronteggiare una situazione in rapido peggioramento. Senza interventi tempestivi e incisivi, rischia di chiudere i battenti fino a un quarto del sistema produttivo.