È un provvedimento con una dimensione finanziaria senza precedenti, che cerca di dare risposte significative al mondo delle piccole imprese per mitigare i danni provocati da una crisi senza precedenti. Gli effetti saranno, tuttavia, essenzialmente di parziale ristoro per l’economia. È dunque vitale che il decreto Rilancio preveda le scelte giuste e che le misure siano attuate in tempi rapidissimi, perché è a rischio la tenuta economica e sociale del Paese. Contemporaneamente, va aperto il cantiere della fase 3, con un piano ambizioso di riforme strutturali e di investimenti.
Così la CNA, che ha presentato al governo e al Parlamento un pacchetto di proposte per rafforzare e migliorare l’efficacia degli interventi previsti dal decreto: “Un documento articolato, che è stato elaborato – osserva Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia – partendo dall’analisi dei risultati della campagna d’ascolto promossa tra le imprese”.
La Confederazione dell’artigianato e della piccola e media impresa valuta positivamente, per esempio, la decisione di alleggerire il prelievo fiscale, benché temporaneamente, eliminando il versamento del saldo Irap per l’anno 2019 e della prima rata di acconto dell’imposta dovuta per il 2020, ma la riduzione dell’Irap prescinde dall’aver subito una contrazione dell’attività a causa dell’emergenza e non produce alcun beneficio a circa 1,5 milioni di microimprese che adottano il regime forfetario (imprese con volume di ricavi o compensi inferiore a 65 mila euro) o quello dei minimi. CNA propone quindi di potenziare il contributo a fondo perduto, introducendo un ulteriore scaglione, per riconoscere alle imprese che nel 2019 hanno dichiarato un volume di ricavi inferiore a 100mila euro un contributo pari al 25 per cento della riduzione dei ricavi dello scorso aprile. I più piccoli potrebbero così compensare i mancati benefici per l’eliminazione dell’acconto Irap.
CNA apprezza il rafforzamento dell’ecobonus e del sismabonus. “E’ un intervento che può contribuire al rilancio degli investimenti nella filiera dell’edilizia e nell’efficienza energetica, sebbene resti il rammarico del mantenimento dello sconto in fattura. Consideriamo significativo l’incremento dell’ecobonus, che in alcuni casi raggiunge il 110 per cento della spesa effettuata. Chiediamo – sottolinea Melaragni – di sostenere la domanda di interventi di riqualificazione del patrimonio immobiliare, estendendo l’incentivo a seconde case e a capannoni ed elevando del 10 per cento il valore della detrazione per le tipologie di lavori che beneficiano di un’aliquota inferiore”.
“In particolare, riguardo agli interventi di sostituzione di infissi e schermature solari – dice la segretaria della CNA – un emendamento per l’incremento dell’aliquota dal 50 al 70 per cento è stato sottoscritto da CNA Produzione e da altre Associazioni dell’edilizia e dell’arredo, oltre che dal Consorzio Legno Legno e da realtà come l’Associazione degli amministratori condominiali. In ogni caso, le modalità di cessione del credito devono chiare e di concreto aiuto ai cittadini e alle piccole imprese”.
Nel documento presentato da CNA, tra le altre proposte: interventi ad hoc per il settore del trasporto persone (taxi, Ncc, autobus), che rischia di perdere un quarto delle imprese; l’eliminazione della causale nei contratti a termine; il calcolo senza soluzione di continuità per la proroga degli ammortizzatori sociali; iniziative per l’internazionalizzazione accessibili anche alle piccole imprese e declinati per mettere in evidenza i valori fondanti del made in Italy; l’azzeramento degli oneri generali di sistema sulla bolletta elettrica per il trimestre maggio-luglio.
Leggi qui il testo del documento con le proposte di CNA.