I numeri del mondo delle costruzioni messi in fila da CNA Costruzioni sono impressionanti: “Oltre 52mila imprese. Un terzo del fatturato e altrettanto del valore aggiunto, crollato da 23,8 a 15,8 miliardi. E più di mezzo milione di occupati, tre su dieci. La lunghissima crisi che ha devastato l’economia italiana tra il 2008 e il 2016 è stata un’ecatombe per il settore delle costruzioni, che ha perso, in questi anni, imprese, fatturato, valore aggiunto, occupazione”. Non si discostano dai dati nazionali, purtroppo, quelli relativi alla Tuscia. Basta dire che dal 2008 alla fine del terzo trimestre del 2016 sono sparite 442 imprese artigiane attive nel settore (da 3.915 a 3.473 su un totale di 7.516 iscritte all’Albo). Ecco perché Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia, sottoscrive l’appello che l’Unione di categoria a livello nazionale ha lanciato al governo: “Subito un pacchetto di interventi urgenti e straordinari per arrestare l’emorragia e cercare di avviare la ripresa di un comparto che non ha mai intravisto l’uscita dal tunnel”.
Recuperare le imprese e i lavoratori usciti dal mercato, non è facile né scontato, ma non si può perdere altro tempo. “Abbiamo espresso un giudizio positivo sulla proroga, da noi fortemente voluta, delle detrazioni legate agli interventi di ristrutturazione edilizia e riqualificazione energetica e sull’introduzione di quelle relative all’attuazione di misure antisismiche. La trasformazione in credito dei bonus, la semplificazione burocratica, l’allentamento della stretta creditizia e l’alleggerimento fiscale sono certamente – è il ragionamento della segretaria della CNA – i primi ingredienti di una efficace politica per lo sviluppo”.
“Ma il rilancio delle costruzioni non può che essere spinto da una chiara indicazione di rotta. E’ per questa ragione che condividiamo – dice Melaragni – la richiesta, avanzata da CNA Costruzioni, di un piano pluriennale straordinario per la messa in sicurezza e la riqualificazione del patrimonio edilizio italiano, a partire dalle aree colpite dal terremoto, e per la rigenerazione urbana dei nostri centri, piccoli, medi e grandi. Insomma, il progetto Casa Italia, che racchiude tutto questo nella sua missione, deve uscire dai box, con il sostegno di adeguate risorse. Il nuovo governo dia alle imprese – conclude – il segnale atteso da anni”.