Non hanno alcuna intenzione di restare a guardare. Le imprese dell’edilizia e del settore dei lavori stradali associate alla CNA lo hanno detto con chiarezza ieri sera, durante l’assemblea che si è svolta a Tarquinia, alla presenza della segretaria dell’Associazione di Viterbo e Civitavecchia, Luigia Melaragni, e lo hanno messo nero su bianco. “L’imprenditoria locale -è il succo del documento approvato- è stata del tutto tagliata fuori dalla realizzazione del tratto Civitavecchia – Tarquinia dell’Autostrada Tirrenica. Nessuna impresa artigiana di Tarquinia partecipa all’esecuzione dei lavori. Sono così umiliate la professionalità e la dignità di operatori che possiedono le capacità e i mezzi per la costruzione dell’opera e si sottrae al territorio, in una delle fasi più drammatiche per l’economia, l’unica importante occasione di lavoro. Le istituzioni e la politica hanno il dovere di intervenire a tutela delle imprese e dei lavoratori locali”.
Ed ecco come nel documento viene ricostruita la vicenda. “Le imprese del territorio di Tarquinia hanno sempre considerato il Corridoio Tirrenico un’opera strategica nel sistema delle infrastrutture viarie e di trasporto. Disporre di una moderna rete viaria, è fondamentale per il rilancio dell’economia di un territorio che continua a soffrire antichi squilibri territoriali, pur essendo ricco di immense potenzialità.
La realizzazione dell’Autostrada Tirrenica -si sottolinea- dovrebbe costituire un investimento non solo per il futuro, ma anche per l’oggi. In un periodo di gravissima crisi, che nel locale tessuto produttivo di Tarquinia si evidenzia anche nel saldo negativo di 69 imprese registrato nel 2012 (ben 163 le cessazioni contro le 94 iscrizioni) su un totale di 2.089 imprese, l’unica opera importante per la quale si inaugura un cantiere dovrebbe tradursi anche in opportunità per l’imprenditoria e per l’occupazione locale.
Ricordiamo che, in occasione della presentazione del lotto Civitavecchia – Tarquinia, esattamente due anni fa, i rappresentanti delle imprese e delle istituzioni locali chiesero con chiarezza che fosse garantito il coinvolgimento delle aziende del territorio nei lavori, in un rapporto di pari dignità con le grandi imprese.
Siamo invece costretti -si prosegue- a prendere atto che l’imprenditoria locale è stata completamente tagliata fuori. Nella realizzazione del lotto 6A, un tratto di 14,6 chilometri, saranno investiti 174 milioni di euro. Attualmente, nessuna impresa artigiana di Tarquinia partecipa all’esecuzione dei lavori, né in qualità di affidataria né di sub affidataria. Ci risulta coinvolta una sola impresa di Tarquinia, per un importo di lavori di circa 3.000.000 di euro.
La SAT Lavori, contraente generale che ha ricevuto in affidamento i lavori da SAT, ha la possibilità di determinare le condizioni contrattuali, le tariffe degli affidamenti diretti dei lavori, le imprese a cui delegare l’esecuzione delle opere, unilateralmente, in sede assolutamente privatistica. E le tariffe, come le imprese hanno potuto constatare, sono inferiori alla soglia minima necessaria per la proficua prosecuzione dell’attività dell’impresa.
Le imprese artigiane esprimono profonda amarezza e allarme: amarezza perché è umiliata la professionalità, oltre che la dignità, di operatori che possiedono le capacità e i mezzi per l’esecuzione dei lavori di costruzione del tratto autostradale; allarme perché si vedono sottratte un’occasione di lavoro per loro e per tanti lavoratori di Tarquinia in una delle fasi più drammatiche per la nostra economia, con la ripresa ancora lontana, specialmente per l’edilizia, una realtà, a livello comunale, di 176 aziende che ha registrato nel 2012 un saldo negativo (con 15 cessazioni) e per la quale si prevede nel 2014 una ulteriore flessione del valore aggiunto.
Né risulta che nel cantiere sarà impiegata manodopera locale, almeno nella misura indicata negli accordi con le parti sociali.
Non ci si può rassegnare. Le nostre imprese hanno sempre creato benessere per la comunità locale; dopo essere state colpite pesantemente dalla crisi, hanno cercato di reagire ed ora resistono a fatica. Non si può permettere che vengano completamente escluse dalla costruzione di un’opera che interessa proprio questo territorio. Chiediamo quindi alle istituzioni locali e alla politica -è l’appello- non solo di prendere atto di questa situazione, ma di impegnarsi affinché siano rispettati e tutelati le imprese e i lavoratori locali e la realizzazione del Corridoio Tirrenico abbia ricadute positive sull’economia del territorio”.
La tensione, insomma, è alta. Perché le imprese avevano sperato di riuscire ad aggiudicarsi almeno una fetta dei lavori. “In un momento davvero buio, avremmo visto un po’ di luce. Invece il black out resta. E certo non ci si può rassegnare al fatto che ad eseguire il tratto arriveranno aziende da altre province e regioni, mentre quelle locali rischiano la chiusura -sottolinea la segretaria della CNA, Melaragni-. Chi siede nelle istituzioni, deve assumere piena consapevolezza di questa situazione ed esprimere il massimo impegno a difesa della nostra economia”.