Comincia oggi l’iter parlamentare della legge delega di riordino delle concessioni demaniali marittime, alle quali sono interessate soprattutto le numerose imprese balneari che operano in Italia. Lo ha annunciato il ministro per gli Affari regionali, Enrico Costa, concludendo il convegno su “Spiagge, la riforma delle concessioni”, tenutosi nella sede nazionale della CNA (nella foto, una immagine dell’evento).
“Il testo non è blindato – ha sottolineato il ministro – ma le eventuali modifiche devono essere oneste e sostenibili in Europa, alla luce della Direttiva Servizi e delle conseguenti decisioni delle Corti europee. La storia parlamentare sul tema delle concessioni balneari non brilla: sono state apposte esclusivamente toppe alle iniziative dell’Ue senza mai partire dalle fondamenta. Con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Mi sono assunto un compito di stimolo quando ho capito che altrimenti sarebbe stato molto difficile arrivare a un testo legislativo. Continuerò lungo questa strada. Ascolterò le vostre proposte e cercheremo di intervenire in commissione. Ma bisogna accelerare i tempi – ha spiegato Costa – perché entro la legislatura dovremo varare i decreti attuativi”.
Ha aperto i lavori il presidente nazionale della CNA, Daniele Vaccarino. “L’impegno della CNA a favore dei balneatori ha portato alla stesura di proposte articolate e concrete – ha affermato – a dimostrazione che l’associazionismo e la rappresentanza possono continuare a svolgere un ruolo importantissimo. A patto che si passi dalla protesta alla proposta. Intendiamoci, la protesta è necessaria come noi e i balneatori abbiamo dimostrato ma non può rimanere fine a se stessa. Servono poi proposte praticabili. E ci siamo impegnati a presentarle. La vicenda dei balneatori è un banco di prova significativo di una battaglia che a Bruxelles si vince solo tutti assieme: i balneatori, le associazioni, il governo”.
La realtà del comparto è stata illustrata dal coordinatore nazionale CNA Balneatori, Cristiano Tomei. “In Italia operano circa 30mila imprese – ha precisato – con un impatto occupazionale ed economico notevole e crescente. Sono imprese perlopiù familiari: appena il 14 per cento è composto da società di capitali. Ci sono imprenditori che hanno ipotecato la casa per poter ammodernare gli stabilimenti. Tanto che alle imprese sono stati chiesti anche lavori di opportunità pubblica, a cominciare dalla pulizia degli arenili. La conseguenza è che il litorale italiano è tra i meglio attrezzati d’Europa”.
Ora esiste il rischio che una cattiva interpretazione della Direttiva Servizi e i tanti errori politici commessi nell’applicazione in Italia possono mettere a rischio tutto ciò. “Ma le nostre proposte – assicura Tomei – possono disinnescare le due mine più pericolose. Prima di tutto, in Italia non c’è scarsità di materia prima, vale a dire di spiagge, perché il 48 per cento delle coste è ancora disponibile. Lo stesso vale per la tutela del legittimo affidamento, dietro al quale c’è un patto di reciproca fiducia tra Stato e balneatori che non può essere rotto”.