I numeri sono pesantissimi: dal 2008, il Pil ha perso il 9 per cento, la produzione della manifattura il 25 e le costruzioni il 38; i consumi si sono ridotti del 7,4 cento; la disoccupazione è raddoppiata, fino a superare il 12 per cento, ed oggi il 7 per cento delle famiglie vive in condizioni di povertà. E’ un Paese che soffre, incerto su dove andare, quello fotografato ieri dal presidente uscente della CNA, Ivan Malavasi, in apertura dell’assemblea nazionale elettiva dell’associazione, che in serata ha eletto il nuovo presidente, Daniele Vaccarino.
Negli ultimi cinque anni, il nostro sistema produttivo si è contratto di un quarto. “Non è solo questione di numeri. Rischiano di scomparire distretti e filiere che hanno fatto la storia del nostro sistema produttivo”, ha sottolineato Malavasi. Ma finora, ogni volta che la CNA ha denunciato la perdita di pezzi importanti della realtà imprenditoriale, al grido d’allarme nessuno ha risposto. Anzi. Si è assistito all’aumento del costo del lavoro, delle pressione fiscale, degli oneri della bolletta energetica e del peso della burocrazia. E, mentre in altri Paesi si è scommesso sulle capacità e sulle competenze, nel nostro gli investimenti in formazione, innovazione e sviluppo languono e nella lotta agli sprechi e nell’adozione delle attese riforme non si va oltre gli annunci.
Ai cambiamenti realizzati dalle imprese, lo Stato e la politica non hanno saputo rispondere in modo adeguato. “Questa situazione non è più tollerabile, servono il coraggio e l’audacia di scelte strategiche di lungo termine”, è il messaggio indirizzato dalla CNA alla platea di ministri, parlamentari e rappresentanti dei partiti.
Messaggio condiviso dai delegati della CNA di Viterbo e Civitavecchia: il presidente, Angelo Pieri, e gli imprenditori Alessio Gismondi, Daniela Lai e Palmiro Masini, a Roma, fino a domani, con la segretaria, Luigia Melaragni.
Le imprese hanno bisogno di azioni immediate: riduzione della spesa pubblica e sostegno alla domanda; taglio del costo del lavoro, agendo sul cuneo fiscale e adeguando le tariffe Inail e i contributi per la malattia Inps alle prestazioni erogate; nuovi criteri di accesso alla cassa integrazione in deroga; riforme profonde e politiche sociali e occupazionali che consentano di affrontare il dramma della disoccupazione giovanile e facilitino il ritorno alla competitività e alla produttività; rafforzamento degli strumenti di garanzia nel campo del credito, perché artigiani e piccole imprese fanno sempre più fatica ad accedere ai finanziamenti bancari, tanto che il credito ha registrato, nel solo mese di ottobre, un calo del 4,9 per cento, definito dalla stessa Banca d’Italia “storico” per la sua negatività. E ci sono due grandi occasioni da non sciupare: la programmazione 2014 – 2020 dei fondi comunitari e l’appuntamento di Expo 2015, che deve diventare una vetrina internazionale per l’intero Paese.
“Le nostre imprese hanno fatto, da sole, tutto ciò che potevano. Adesso ci vuole lo sforzo di tutti, affinché nei nostri territori si crei un contesto favorevole a uno sviluppo che ha nella sostenibilità e nella green economy la via da seguire e il rapporto tra Stato, cittadini e imprese sia trasparente”, osservano Pieri e Melaragni. “Dobbiamo uscire da questa recessione, facendo leva sul nostro valore aggiunto, dato dal mix di qualità, stile e cultura che rendono il made in Italy grande e unico nel mondo, sul nostro saper fare unito alla capacità di innovazione delle nuove generazioni”, concludono il presidente e la segretaria della CNA.