“Non avere escluso dall’Imu capannoni, laboratori, negozi e alberghi, per quest’anno ancora equiparati alle abitazioni di lusso, è un grosso errore, che, nella situazione attuale, rende le imprese più vulnerabili. Pagheranno, infatti, oltre 9 miliardi, con il rischio di superare il non invidiabile traguardo del 68 per cento di imposizione sulle imprese”. Lo ha affermato Sergio Silvestrini, segretario generale della CNA, intervenuto, a nome di Rete Imprese Italia, all’audizione sulla conversione in legge del Dl 102/13, tenuta oggi alla Camera.
Rete Imprese Italia (il soggetto unitario di rappresentanza costituito dalla principali organizzazioni delle micro, piccole e medie imprese) ritiene dunque inaccettabile che si continui a tassare in maniera così pesante gli immobili strumentali e ne sollecita quindi l’esenzione dall’Imu. Nel frattempo, invita il governo ad assicurare la deducibilità dell’imposta pagata dalle imprese.
Questa posizione è pienamente condivisa dalla CNA di Viterbo e Civitavecchia. “E’ vero che è stato mantenuto l’impegno ad abolire l’Imu sugli immobili invenduti, ma ciò non basta, perché permane un prelievo insopportabile, che sfiora, appunto, il 70 per cento. E preoccupa la service tax, destinata a sostituire l’Imu, la Tares e i costi per i servizi indivisibili”, osserva la segretaria, Luigia Melaragni, che conclude: “A questo proposito, concordiamo con Silvestrini, che ha chiesto al Parlamento di vigilare sull’impianto della service tax, evidenziando che è urgente procedere a una vera e propria rivisitazione di tutti i tributi locali, al fine di evitare ingiustificate duplicazioni. Per una riforma vera della tassazione locale, non basta certo cambiare nome ai tributi esistenti”.