“Le imprese hanno impegnato tutte le loro energie per non farsi travolgere dalla crisi e garantire la tenuta del Paese. Adesso tocca al nuovo governo e alla politica agire con misure concrete. Questa mattina, è stato consegnato al premier, Enrico Letta, e al ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, il manifesto di Rete Imprese Italia con ‘le priorità per tornare a crescere’. Ci auguriamo che dalla consapevolezza espressa sulle enormi difficoltà del momento, l’esecutivo passi ai fatti”. Così Angelo Pieri e Luigia Melaragni, rispettivamente presidente e segretaria della CNA Associazione di Viterbo e Civitavecchia, che hanno partecipato, a Roma, all’assemblea nazionale annuale del soggetto unitario di rappresentanza promosso dalle maggiori associazioni dell’artigianato, del commercio, dei servizi e del turismo.
“Nei giorni scorsi, il documento presentato oggi è stato sottoscritto nelle nostre sedi da centinaia di imprenditori e cittadini. Riduzione della pressione fiscale, semplificazione normativa e amministrativa, accesso al credito, pagamento dei debiti della pubblica amministrazione e sostegno al mercato del lavoro sono interventi irrinunciabili, senza i quali si muore. Sono da apprezzare -affermano Pieri e Meleragni- alcune aperture manifestate da Letta e Zanonato, per esempio sul rifinanziamento del Fondo centrale di garanzia e sulla vigilanza che deve essere esercitata sui tassi praticati dalle banche a chi accede al Fondo, sulle modifiche, nella direzione di uno snellimento, del decreto sui debiti della pubblica amministrazione, sul rifinanziamento, ogni giorno più urgente, della cassa integrazione in deroga”.
“Con il governo dovrà svilupparsi un confronto serrato, perché si adottino provvedimenti davvero in grado di avviare la ripresa -proseguono il presidente e la segretaria della CNA-. Sul versante delle imposte, per esempio, l’Imu non solo deve essere sospesa subito anche per i capannoni e i negozi, ma va abolita sui beni strumentali: come dimostra uno studio della CNA nazionale, nel caso delle aziende il passaggio dall’Ici all’Imu ha comportato aumenti fino al 200 per cento e ha rappresentato un danno gravissimo, poiché si tratta di un tributo che prescinde dal fatturato e va pagato anche se l’attività è in perdita”.
Si auspica, insomma, un deciso cambio di rotta.