“L’emendamento sulle detrazioni fiscali relative ai lavori di riqualificazione energetica è un colpo di grazia per il settore delle costruzioni: le imprese finirebbero nelle mani del mondo bancario, che ha sempre ostacolato il loro accesso al credito”. La segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia, Luigia Melaragni, e il presidente di CNA Costruzioni Viterbo e Civitavecchia, Enio Gentili, hanno scritto una lettera ai parlamentari del territorio. Oggetto, l’emendamento alla Legge di Stabilità approvato, la scorsa settimana, dalla Commissione Bilancio della Camera.
Il punto critico è l’introduzione, limitatamente al 2016, del principio della trasformazione facoltativa delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica dei condomini in crediti d’imposta cedibili alle imprese che realizzano i lavori. Praticamente il contrario di quanto chiesto dall’Associazione. “La CNA – scrivono Melaragni e Gentili – propone la trasformazione facoltativa delle detrazioni fiscali in crediti di imposta cedibili alle banche da parte dei privati cittadini che abbiano effettuato lavori di riqualificazione energetica dei propri immobili”.
Invece si è andati in direzione opposta. Bisogna intervenire, per più di un motivo. “I beneficiari diretti dell’incentivo fiscale sono stati e sono tuttora i privati cittadini. L’emendamento introduce un principio dannoso: la cessione dei crediti d’imposta alle imprese per questa tipologia di lavoro causerebbe, nel corso di un anno, un ammontare del credito di imposta abnorme e non compensabile in capo alle imprese del settore, che le obbligherebbe a ricorrere al risconto dei crediti fiscali, ceduti loro dalle famiglie, presso le banche, a tassi di interesse che, proprio grazie alla forte esigenza delle imprese di monetizzare, sarebbero molto elevati”. Questo mentre il settore è già colpito duramente da “reverse charge” e “split payment”.
Le imprese finirebbero nelle mani del mondo bancario. “Proprio gli elevati tassi di interesse applicati dalle banche, nel caso, determinerebbero una riduzione consistente del beneficio accordato alle famiglie che sostengono la spesa. Perché lo sconto applicabile dall’impresa che esegue i lavori alle famiglie, in ragione del tasso di sconto che l’impresa dovrà subire dalle banche in cambio della cessione del credito, potrebbe risultare molto basso”.
Ecco perché ora la CNA chiede ai parlamentari del territorio di “sostenere le nostre ragioni, con l’impegno a eliminare l’emendamento – concludono Melaragni e Gentili – o a sostituirlo con la nostra proposta, già strutturata”.