Tutte insieme formano una colonna di 310 camion. Sono 65 le imprese della Tuscia e dell’area di Civitavecchia che hanno aderito alla class action promossa da CNA Fita contro le case produttrici multate per tre miliardi dall’Antitrust europeo perché avrebbero fatto cartello sui prezzi dei camion e sulle tecnologie antiemissioni da adottare.
L’attività di raccolta dei dati per l’azione legale collettiva si è conclusa ieri. “Abbiamo dovuto attivare un servizio ad hoc, che per due mesi ha svolto un lavoro sia di sensibilizzazione e di informazione delle aziende, sia di scrupolosa verifica della documentazione da presentare per richiedere il risarcimento. A livello nazionale è stato raggiunto il numero di 7mila camion, grazie anche alla partecipazione di molte imprese strutturate. Consideriamo dunque il risultato conseguito dalla nostra Associazione territoriale estremamente positivo”, osserva Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia.
Hanno aderito in prevalenza autotrasportatori artigiani, ma anche imprese che operano nell’edilizia e nell’impiantistica. Quanti, insomma, hanno acquistato, preso in leasing o noleggiato a lungo termine un camion, conto terzi o conto proprio, di medie o grandi dimensioni immatricolato tra il 1997 e il 2011. E’ in questi 14 anni, infatti, che colossi come Mercedes, Man, Volvo, Renault, Daf, Iveco e Scania, anziché farsi concorrenza, avrebbero concordato un aumento dei prezzi dei veicoli a scapito dei loro clienti finali.
“CNA Fita intende così tutelare il diritto alla giustizia di tante piccole e medie imprese. La class action permette ai ricorrenti, che hanno aderito gratuitamente, di non dover anticipare le spese legali e di proteggersi da eventuali ritorsioni da parte dei produttori responsabili dell’illecito. Miriamo a un risarcimento – spiega Melaragni – che si aggira intorno al 20 per cento del prezzo del camion”.
Info sulle iniziative di CNA Fita: numero verde 800-437744.