Una mostra unica nel suo genere, nata dall’esigenza di riconoscere e celebrare l’Italia della moda contemporanea e i suoi protagonisti. Marchi e creativi che negli ultimi 20 anni hanno rinnovato e recuperato il DNA culturale, tecnico e tecnologico della tradizione, riscrivendolo in un linguaggio del tutto originale. Il nuovo vocabolario della moda italiana analizza questo linguaggio e la nuova natura della moda italiana attraverso il lavoro dei suoi protagonisti e le loro molteplici espressioni. Dal prêt-à-porter allo streetwear, dalle calzature agli occhiali, dai bijoux ai cappelli: un inedito vocabolario di stile e produttività. La mostra è un’accurata messa in scena del tratto di storia recente del made in Italy, a partire dal 1998, l’anno che segna il concreto passaggio a un mondo interconnesso dal web, alle nuove forme della comunicazione; dieci anni prima della grande crisi globale del 2008, che investe le economie occidentali e mette in crisi i paradigmi economici, sociali e culturali della post-modernità. Il 1998 è l’anno spartiacque tra il “prima” e il “dopo”; tra chi ha attraversato la crisi rigenerandosi e chi ne ha tratto la spinta per intraprendere un percorso autonomo. Oltre cento realtà tra le più importanti del panorama contemporaneo partecipano alla mostra con i propri prodotti e progetti. Sono stilisti e marchi, selezionati con l’approccio didattico-scientifico di un sistema a fasi successive dai curatori Paola Bertola e Vittorio Linfante insieme con il Comitato Scientifico della mostra (presieduto da Eleonora Fiorani e composto da Silvana Annicchiarico, Gianluca Bauzano, Patrizia Calefato, Enrica Morini, Domenico Quaranta e Salvo Testa), e avvalendosi di un nutrito gruppo di “advisor” esperti del mondo della moda (comunicatori, stilisti, giornalisti, produttori, distributori…).
Tra questi CNA Federmoda che ha patrocinato con grande entusiasmo la mostra ” Il Nuovo Vocabolario della Moda Italiana” in programma alla Triennale di Milano dal 24 novembre p.v. “L’iniziativa rientra nel solco tracciato dalla nostra Associazione da ormai 25 anni, da quando nel 1991 con il Concorso Nazionale Professione Moda Giovani Stilisti e Riccione Moda Italia intraprendemmo un lavoro di scouting prima a livello nazionale e poi internazionale per sostenere il sistema moda italiano con nuova linfa creativa” – dichiara Antonio Franceschini, Responsabile Nazionale CNA Federmoda. “Un impegno quello di CNA Federmoda che non ha mai disgiunto però l’attenzione verso la creatività da quella verso le competenze tecniche e produttive” – continua Franceschini.
“L’impegno di CNA Federmoda verso le giovani generazioni lavorando per creare uno stretto legame tra scuola e mondo del lavoro, tra formazione e impresa ha aiutato tanti giovani ad entrare nelle imprese della moda o ad avviare attività in proprio” – illustra Luca Marco Rinfreschi, Presidente Nazionale CNA Federmoda – “Quando oggi sentiamo parlare di creare start up di sostenere la nascita e la crescita di nuova imprenditoria, di valore dell’artigianato, non possiamo non evidenziare come a tante e concrete progettualità proposte sia stata dedicata poca attenzione privilegiando attività a scarso valore intrinseco e non coinvolgenti il settore reale. Auspichiamo fortemente che si possa avere un cambio di direzione in questo senso” – chiosa il Presidente Rinfreschi.
CNA Federmoda condivide pienamente quanto detto dai curatori della mostra Bertola e Linfante che hanno dichiarato «Se da una parte il “fatto in Italia” è riconosciuto nel mondo come eccellenza, dall’altra è tipicamente rappresentato da marchi e stilisti affermatisi sino agli anni Novanta, negando in un certo senso la sua capacità di rigenerazione. Eppure, confermando la storica attitudine all’auto-organizzazione italiana, una nuova generazione sta scrivendo da tempo un linguaggio riconfigurato della moda italiana. Questo grazie alla valorizzazione di risorse accessibili in Italia e scomparse altrove: l’attitudine progettuale diffusa, i patrimoni di cultura materiale, le piccole reti di laboratori, le manifatture periferiche». Conclude Rinfreschi “è la filiera il grande valore aggiunto del made in Italy, quella catena che unisce gli anelli della creatività a quelli del saper fare, all’attenzione per i dettagli e le lavorazioni. Un patrimonio economico e sociale che il nostro Paese deve salvaguardare e sostenere”.