appalti lavoriCNA è contraria alla liberalizzazione del subappalto e all’introduzione del meccanismo del massimo ribasso. E guarda con preoccupazione queste ipotesi, emerse nell’ambito del provvedimento sulle semplificazioni. Il giudizio è netto: “Si tratta di una visione viziata da evidente strabismo, che non interviene sulle vere cause della lentezza cronica per la realizzazione delle opere pubbliche. E che rappresenta un orientamento non coerente con la direttiva europea, oltre a discriminare in modo ingiustificato la platea delle piccole imprese nella partecipazione al rilevante mercato dei contratti pubblici”.

Proprio il reale coinvolgimento del mondo della micro e piccola impresa nel mercato degli appalti pubblici deve diventare un tema centrale. “La nostra proposta – osserva la segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia, Luigia Melaragni – è di intervenire con misure specifiche, come la maggiore suddivisione dei lotti, e meccanismi per valorizzare le imprese del territorio”.

Gli obiettivi e le opportunità di investimento indicati nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza necessitano – sostiene la CNA – di una cornice normativa adeguata, chiara e certa, evitando di inseguire facili scorciatoie che non offrono alcuna garanzia in termini di tempistiche e qualità di realizzazione dei lavori.

“Piuttosto – dice Melaragni – è urgente intervenire sulla qualificazione delle stazioni appaltanti”. Parliamo di uno dei punti qualificanti del Codice degli appalti, ma che, a distanza di cinque anni, è ancora gravemente disatteso. Il potenziamento delle competenze degli operatori pubblici è la vera rivoluzione copernicana in materia: si manda in soffitta il modello dell’appalto integrato per privilegiare la qualità della progettazione esecutiva. Lo stesso PNRR indica la possibilità, per le amministrazioni pubbliche, di assumere tecnici dall’esterno.

Insomma, l’esigenza di accelerare i tempi di realizzazione delle opere non può passare – è la posizione di CNA – attraverso la liberalizzazione del subappalto, che eliminerebbe qualsiasi riferimento alla capacità organizzativa e tecnica dell’impresa, unica garanzia per assicurare la corretta esecuzione dei lavori.