Il calo registrato dall’Istat nel clima di fiducia delle imprese, oltre che dei consumatori, è particolarmente allarmante. Ma rispecchia i timori espressi da tempo dalla nostra Confederazione, sulla scorta delle impressioni dell’ossatura del sistema produttivo italiano, da noi rappresentato. In particolare riteniamo che la sfiducia discenda dalle conseguenze della politica del credito condotta dalla Banca centrale europea e anche dal comportamento, in parte conseguente, delle banche italiane.
È l’Istituto nazionale di statistica a rilevare, infatti, che sono peggiorate, a detta delle imprese, le condizioni del credito bancario. Del resto i dati della Bce rivelano che i prestiti alle imprese, se frenano in tutta Europa, fanno segnare nel nostro Paese la contrazione più forte dal 2004 a questa parte: una flessione che ha toccato il 6,4% ad agosto su luglio, dopo il calo del 3,9% di luglio rispetto al mese precedente. Una caduta legata alla stretta monetaria targata dalla Bce ma anche dalle condizioni più stringenti imposte dalle banche e di conseguenza a una minore richiesta da parte delle imprese. Una situazione che porta a un calo degli investimenti e dei consumi e, come in tutta Europa, lascia presagire il rischio recessione.
Chiediamo al governo di correre ai ripari varando provvedimenti espansivi, nei limiti ovviamente delle possibilità imposte dai trattati europei. Ma, soprattutto, la Bce deve evitare nuovi incrementi dei tassi, come ancora ieri membri del board hanno minacciato, e le banche nazionali ulteriori inasprimenti delle condizioni per concedere prestiti alle imprese”. Lo si legge in un comunicato della CNA.