“Siamo delusi e arrabbiati. Questa legge di bilancio dimentica gli artigiani e le piccole imprese. Invece, artigiani e piccole imprese rappresentano una parte fondamentale del Paese, già gravata pesantemente da una delle più alte pressioni fiscali al mondo. Rimangono disattese le nostre richieste in materia di deducibilità dell’Imu sugli immobili strumentali, di esclusione dall’Irap per le attività di minore dimensione, di ripristino dell’aliquota al 65 per cento per gli interventi di efficientamento energetico. Per di più, si fa retromarcia su importanti provvedimenti come l’Imposta sui redditi d’impresa e il regime per cassa con la previsione del riporto delle perdite, già introdotti opportunamente lo scorso anno. La campagna che parte oggi, è solo la nostra prima iniziativa”. Lo ha dichiarato il presidente nazionale della CNA, Daniele Vaccarino, presentando la campagna di informazione e di mobilitazione il cui motto è #bastablabla.
Insomma, basta parole e promesse. Concorda Angelo Pieri, presidente della CNA di Viterbo e Civitavecchia. “Le chiacchiere stanno a zero. La legge di bilancio impedisce il previsto aumento dell’Iva e conferma il complesso delle incentivazioni sugli investimenti e sul lavoro collegate a Impresa 4.0, ma non persegue la riduzione della pressione fiscale su artigiani e piccole imprese. Come si può pensare di centrare obiettivi di crescita – osserva Pieri – con una tassazione complessiva che continua ad attestarsi al 62 per cento e resta dunque 20 punti sopra la media europea? Abbiamo subito condiviso la campagna nazionale e la stiamo rilanciando nei nostri territori, con l’auspicio – sottolinea – che la voce delle imprese trovi ascolto in Parlamento”.
Ed ecco perché, punto per punto, si è arrivati alla campagna sulla legge di bilancio. L’Imu su capannoni, laboratori e negozi, innanzitutto, è sicuramente il tributo più odiato dagli artigiani e dai piccoli imprenditori, perché colpisce gli strumenti di lavoro, indispensabili a svolgere l’attività, come se fossero seconde case, consentendo solo una molto limitata deducibilità dal reddito.
Nonostante le sentenze della Corte costituzionale e della Cassazione, che hanno sancito inequivocabilmente come artigiani e piccole imprese senza un’autonoma organizzazione dei fattori della produzione non debbano pagare l’Irap, continua a mancare un provvedimento di legge che li escluda definitivamente dall’applicazione, evitando gli attuali contenziosi.
Le agevolazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici si sono dimostrate fin da subito uno strumento efficiente ai fini ambientali e, innescando un circuito virtuoso, un robusto sostegno all’economia. Purtroppo, la parte più utilizzata di queste agevolazioni è stata inspiegabilmente tagliata dal 65 al 50 per cento della spesa, rendendole meno attrattive.
L’Imposta sul reddito d’impresa (Iri) consente anche a una ditta individuale, a una società di persone, a un artigiano o a un commerciante di pagare le tasse separando il reddito d’impresa da quello personale, come già avviene per le società di capitali, permettendo un giusto risparmio fiscale ed evitando discriminazioni tra imprese. Tutto sembrava pronto per l’entrata in vigore l’anno prossimo. Ma nel disegno di legge di bilancio 2018, ora all’esame della Camera, è previsto lo slittamento di un anno del provvedimento.
Il nuovo regime di cassa per la determinazione del reddito in contabilità semplificata interessa 2,2 milioni di imprese. Imprese che hanno chiesto di pagare Irpef e Irap solo sui redditi incassati. Ma senza la possibilità di riportare le perdite all’anno successivo questo non è possibile.