“Il governo revochi immediatamente gli aumenti delle tariffe autostradali riconosciuti ai concessionari come ogni inizio d’anno”. Lo chiede CNA Fita.
“Il mondo dell’autotrasporto sembra avere una sola certezza – osserva l’Associazione -. Il primo gennaio, inesorabilmente, arrivano gli incrementi dei pedaggi a fronte di miglioramenti della qualità del servizio solo presunti. Non sono riscontrati dagli utenti, infatti, e in particolare dalle associazioni degli autotrasportatori professionali, cui non è riconosciuta voce in capitolo, autentici figli di un dio minore che devono solo pagare e tacere. Eppure, nei costi di un’azienda di autotrasporto di merci per conto terzi, i pedaggi autostradali, con un impatto di circa il 10 per cento, rappresentano la terza voce di costo dopo personale e carburante. Un vettore che esegue trasporti di linea nazionali effettua oltre il 70 per cento della sua percorrenza annua su autostrade a pedaggio”.
“E’ venuto il momento – secondo CNA Fita – di aggiornare le modalità di adeguamento annuale delle tariffe, un meccanismo sostanzialmente automatico in vigore dal 2007, per tenere conto in maniera più appropriata della qualità del servizio reso dai concessionari. Continuiamo a registrare, infatti, l’inadeguatezza della rete autostradale italiana. La dimostrano, per esempio, i disagi che si ripercuotono sugli utenti a ogni precipitazione nevosa, la mancanza di aree di sosta e di servizi di assistenza adeguati, la cattiva manutenzione delle strutture e del manto autostradale”.
Paradossalmente, gli aumenti delle tariffe autostradali non tengono conto nemmeno delle aree svantaggiate: l’incremento di poco inferiore al 13 per cento della Strada dei Parchi, ad esempio, penalizza le oltre 2mila attività dell’autotrasporto professionale abruzzese, che non dispongono di infrastrutture alternative accettabili da e verso Roma. Invece, secondo il principio che lo Stato deve garantire la continuità territoriale, a questi e ad altri territori svantaggiati dovrebbero essere applicate tariffe scontate. “Il governo sia coerente: non può riconoscere che l’autotrasporto professionale italiano ha i costi più cari d’Europa e poi continuare a penalizzarlo”, è la conclusione di CNA.