Fa discutere il testo del Regolamento che modifica il D.P.R. 162/1999 approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri in attuazione della direttiva 2014/33/Ue relativa agli ascensori, ai componenti di sicurezza degli ascensori e al loro esercizio.
Dal testo uscito da Palazzo Chigi, infatti, non c’è più traccia della norma, peraltro presente nella bozza di DPR licenziata dal MiSE, che prevedeva che i verificatori, ovvero i soggetti che devono garantire la conformità degli ascensori ed effettuare le necessarie verifiche, al momento della prima verifica periodica, peraltro già prevista per legge, effettuassero anche una ulteriore verifica sui requisiti minimi di sicurezza (precisione di fermata e livellamento tra cabina e piano, presenza di illuminazione del locale macchine, presenza ed efficacia dispositivi di richiusura delle porte di piano, etc.) e, nel caso si fosse riscontrata una non corrispondenza dell’ascensore ai requisiti di sicurezza, potessero prescrivere i necessari interventi di adeguamento da svolgersi durante la prima verifica ordinaria e da completarsi comunque entro due anni.
Questa previsione venne contestata dalle associazioni dei proprietari immobiliari che parlarono di “tassa sugli ascensori” e di inutili e costosi adempimenti aggiuntivi per i cittadini dimenticando però che i controlli per il parco ascensori meno recente sono stati oggetto di una Raccomandazione europea sin dal lontano 1995, raccomandazione peraltro attuata dalla maggior parte dei paesi europei.
“Dispiace – ha dichiarato Guido Pesaro, Responsabile Nazionale CNA Installazione Impianti – che il Governo sia stato sensibile alle convenienze di alcune specifiche lobby e non agli interessi di chi utilizza giornalmente gli impianti di elevazione. Va ricordato infatti – ha proseguito Pesaro – che nel nostro paese circa il 40% degli ascensori in servizio è in funzione da più di 30 anni ed almeno il 60% non è dotato delle moderne tecnologie che garantiscono il maggior livello di sicurezza per gli utenti. Inoltre, se i proprietari facessero diligentemente eseguire le verifiche previste dalla legge – conclude il Responsabile degli impiantisti CNA – è del tutto evidente che, in fase di verifica, i requisiti di sicurezza previsti risulteranno rispettati e non vi sarà alcun bisogno di ulteriori lavori di messa a norma dell’impianto di elevazione”.