Profondo rosso. Nel primo trimestre 2018, l’artigianato della Tuscia ha registrato ancora un saldo negativo. Che stavolta ci fa scivolare in fondo alla graduatoria delle province italiane. Ecco i numeri, diffusi da Unioncamere – Infocamere: -181 imprese, poiché le cessazioni, 203, superano di gran lunga le iscrizioni, appena 22. Il tasso di crescita si attesta al -2,43 per cento. Solo Oristano fa peggio, con un -2,89, mentre la media nazionale segna un -0,82 per cento.
Nel 2017, nello stesso periodo, avevano abbassato la saracinesca 221 artigiani, ma avevano avviato l’attività in 99.
“Anche se i dati del primo trimestre recano solitamente il segno meno per un problema relativo alla contabilizzazione delle cessazioni, questi numeri sono comunque allarmanti”, osserva Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia, che aggiunge: “L’erosione, purtroppo, prosegue ininterrottamente da alcuni anni, non solo a livello provinciale. Neppure una regione, nel trimestre in esame, ha chiuso in positivo. Nel Lazio registriamo un saldo negativo di 998 realtà artigiane, con un tasso pari a -1,04 per cento. Se invece guardiamo al totale delle imprese, la nostra regione presenta un tasso di crescita dello 0,16 per cento, mentre la Tuscia evidenzia un -0,18 per cento (660 aperture e 728 cancellazioni) e la media nazionale un -0,26 per cento. In Italia, infatti, sono diminuite le cessazioni, ma c’è stato un rallentamento nelle iscrizioni”.
Le imprese artigiane attive nella provincia di Viterbo sono attualmente 7.198. Dal 2007, ne abbiamo perse 1.193. “Nell’ultimo anno, abbiamo rilevato un incremento nei servizi alla persona e in quelli di informazione. Qualcosa comincia a muoversi in altre attività. Ha proseguito però lo stillicidio nelle costruzioni, nel trasporto e in settori importanti del manifatturiero”, dice la segretaria della CNA.
“Sono urgenti politiche più robuste a sostegno delle micro e piccole imprese, che rappresentano il tratto caratteristico del nostro sistema produttivo, ma che rischiano di dover operare in una situazione di subalternità in uno scenario in rapido mutamento. CNA ha indicato con chiarezza, avanzando proposte concrete, i versanti sui quali è indispensabile intervenire, perché creano particolare apprensione: la pressione fiscale elevata, la burocrazia e l’inefficienza della pubblica amministrazione, la carenza di credito. Ma bisogna anche operare per promuovere l’artigianato e renderlo attraente per chi si affaccia al mondo del lavoro – sostiene Melaragni -, facilitando, per esempio, la trasmissione d’impresa e attraverso una grande operazione di carattere culturale che parta dalla scuola. Noi ci stiamo provando, ma serve attenzione dalla istituzioni”.